Genova, non ce l'ha fatta la diciottenne volata nel vuoto
di Redazione
Aveva lasciato una lettera per spiegare il suo gesto. In aumento i giovani depressi. L'esperto: "Meno social e più dialogo"
Non ce l'ha fatta la diciottenne volata nel vuoto ieri sulle alture del ponente di Genova.
Il suo cuore si è fermato ieri sera nel letto di rianimazione dell'ospedale San Martino lasciando nella disperazione i familiari e gli amici più cari a cui lei aveva indirizzato una lettera per spiegare la terribile decisione di non avere più voglia di vivere nonostante avesse ancora una vita intera davanti.
Quando è stata soccorsa era gravissima. I familiari hanno capito subito cosa era accaduto perché già in passato giovane aveva tentato di togliersi la vita.
La ragazza era in cura per depressione presso i servizi di salute mentale della Asl3, una lotta contro un nemico subdolo che giorno dopo giorno le ha tolto ogni energia e ogni voglia di continuare a lottare.
Il dramma della depressione giovanile è da anni in aumento ma spesso le famiglie sono lasciate sole a fronteggiarla per l'inadeguatezza dei servizi sociali, fra l'altro sempre più spesso falcidiati dai tagli dei bilanci delle amministrazioni comunali.
Nel 2018 nel nostro Paese erano 800 i ragazzi afflitti dal male di vivere. Fra i problemi quello di riuscire a individuare e fronteggiare la malattia al primo insorgere. Ma spesso ragazzi negano i propri malesseri ai "grandi" e nello stesso tempo genitori e insegnanti non si accorgono che alcuni comportamenti anomali sono una vera e propria spia, quasi una richiesta di aiuto, da non sottovalutare.
Recenti studi hanno confermato che in Italia, contrariamente a quanto si crede, il numero dei giovani afflitti da ansia o stress è più elevato che in altri Paesi europei, fra le fobie che affliggono i ragazzi ci sono la paura di deludere le aspettative dei familiari, gli studi, la paura del futuro e l'incapacità di crearsi una rete di amicizie vere, non quelle virtuali dei social. Spesso per questo ci si rifugia nelle dipendenze, i social, alcolici o altre sostanze come droghe e psicofarmaci.
Ansie negli ultimi acuite dalla pandemia del Covid19 che ha costretto anche i ragazzi ad un innaturale isolamento nelle abitazioni.
L'aumento della depressione giovanile è confermata anche da una dettagliata ricerca pubblicata sul Journal of Abnormal Psychology su uno studio negli Usa che coinvolto oltre 200.000 adolescenti di 12-17 anni tra 2005 e 2017, e quasi 400.000 adulti di 18 anni o più per un periodo che va da 2008 a 2017.
Il tasso di individui che hanno riferito sintomi depressivi è aumentato del 52% negli adolescenti tra 2005 e 2017 (passando dall'8,7% al 13,2% dei teenager) e del 63% tra i giovani adulti di 18-25 anni tra 2009 e 2017 (passando dall'8,1% al 13,2%). C'è stato anche un aumento del 71% dei giovani adulti che hanno lamentato forte stress (dal 7,7 al 13,1%) e del 43% del tasso di giovani che hanno dichiarato di pensare al suicidio (dal 7 al 10,3% dei giovani).
"Lo studio - come ha spiegato Graziano Pinna, neuroscienziato della University of Illinois a Chicago - suggerisce che condizionamenti culturali (come l'abuso tecnologico e la carenza di sonno che ne deriva) possono avere effetti devastanti sul cervello in via di sviluppo dei teenager. I disturbi mentali possono sfociare proprio dall'incapacità del cervello di adattarsi alla velocità dei cambiamenti imposti dallo sviluppo tecnologico e dai nuovi trend culturali". "Il problema ha dimensioni pandemiche - afferma - e sarà necessario sviluppare interventi mirati e capire meglio come la comunicazione digitale favorisca i disturbi dell'umore o addirittura l'ideazione al suicidio".
"Bisogna reintrodurre i tradizionali canali di socializzazione faccia-faccia limitando l'uso degli smartphone, evitando che interferiscano con il sonno, preziosissimo per il cervello in sviluppo dei giovani, conclude Pinna. No quindi a telefoni o tablet in camera da letto durante la notte e spegnerli almeno un'ora prima di andare a letto".
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