Orlando Portento a ruota libera: "Se tornassi indietro farei tutto l'opposto"
di Alessandro Bacci
Ecco il libro "Due Quori e una Cavagna". "I comici? Oggi che squallore... Le donne della tv? Uomini tenetevi le vostre mogli... Il tricchebalacche? Sono 14 anni che battaglio"
Orlando Portento torna sugli schermi di Telenord. Lo storico personaggio televisivo ha presentato a “Venti e Trenta” il suo ultimo libro “Due Quori e una Cavagna”, un volume in cui racconta curiosità e aneddoti della sua carriera. “Un libro piacevole, semplice ma sincero e vero. Aneddoti curiosi anche da 'incazzaticchio', un termine che non è volgare. Un po' come belin, un intercalare. Detto in slang genovese ti fa anche ridere. Io vengo dalla scuola di Valter Chiari che per me è stato il più grande. Non era mai volgare, faceva ridere. Io credo di non essere mai stato volgare. Oggi non si capisce più una mazza. Avete visto i comici? Se non siete nello squallore della volgarità non ride nessuno. Fateci caso a cosa dicono in televisione per far ridere. Il mondo è una catastrofe assoluta.
Ma come si definisce Orlando Portento? “Orlando Portento è un soggetto umano che ha battagliato tutta la vita e che ha sempre perso. Io se ritornassi indietro farei tutto l'opposto. Nel 1812 nel mondo del calcio a Prato mi hanno vietato di suonare la chitarra, vi rendete conto?! Se tornassi indietro non avrei più battagliato, avrei fatto tutto l'opposto. Portento è questo: farebbe tutto l'opposto di quelle battaglie perdute. Oggi i calciatori li vedere come sono ridotti? Hanno 700 orecchini, pieni di tatuaggi, ballano, cantano si alcolizzano e si droghicchiano. Qualcuno mi dice che ho anticipato i tempi. Tornassi indietro farei il mondo che vogliono.”
Due quori e una Cavagna, perchè questo titolo? “Ho messo la 'q' volontariamente. Se ne sono accorti in pochissimi. Poi c'è questa vignetta che ha raffigurato un po' tutto. C'è il triccheballacche, ci sono i cammelli, la sexy infermiera, Orlando Portento mezzo rovinato... Io avevo da dieci anni in testa l'idea di scriverlo. “Due Quori e una Cavagna” lo avevo già inventato al Tg delle vacanze a Canale 5 quando Angela era con la Cucinotta: era uguale a Totò vestita da donna. Io ne ho viste tante in camerino con le ciabatte e senza trucco... Uomini, maschi: credetemi forse sono meglio le vostre donne di quelle che vedete in tv...
Il Triccheballacche? “Io sono 14 anni che battaglio. Mi fermano da tutte le parti dal Manzanarre al Reno, da Borgoratti a San Gottardo. A me dà un po' fastidio perché credono che non mi chiami Orlando Portento. Io ero di un incazzaticchio quella sera che voi non potete neanche immaginare, è lì che ho scoperto le cammellate! Un raggiro, qualcosa di finto... Ancora adesso sono tutti fissati. Triccheballacche non l'ho detto per farvi divertire, ho scoperto che è tutto finto. Il Tg delle vacanze? “Stavamo parlando di questi pezzi di sticchiu che sono tutti delle bluff. C'era la Wendy, una ragazza americana bella massiccia, simpatica. Mi faceva pena: l'ho beccata in sartoria con due persone che le mettevano un corpetto per stringerle la vita. Quando le hanno tolto questo corsetto aveva tutte le stigmate, rovinata, tremenda... Potrai raccontare tanti aneddoti.”
Il rapporto con la televisione oggi? “Io nel libro racconto gli incontri fatti. Federico Fellini: tutti sanno chi è. Io racconto questo aneddoto, di quando l'ho conosciuto. Lui non voleva conoscere me, voleva conoscere la Cavagna. Io mi trovavo al mercato di Terralba, con due sacchi pieni di carciofi e pomodori. Squilla il telefono e mi dice: 'Pronto?' Una veoce sottile che sembrava effeminata. 'Sono Federico Fellini'. Voi ditemi chi ci poteva credere... Gli ho detto: ' Senti deficiente...'. Dopo un quarto d'ora ricevo un'altra telefonata da Vincenzo Mollica...”
Il rapporto con Genova? “Tutti gli attori e vip genovesi, ce ne saranno dieci... Chi sfonda nel mondo del cinema e della tv, se è romano, sicliano o milanese e avuto degli amici, si aiutano tutti. A Genova i genovesi neanche ti caghicchiano! Io ho fato “pim” non “pum”. Questo è Genova, non c'è speranza. In televisione Carlo Conti chiama tutti i toscani. Appena c'è un programma televisivo non sis corda di tutti i toscani. Ai genovesi non gliene frega niente.
I social? “Ce li ho dal 1800 ma non ci capisco una mazza.”
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