Portapizze in sciopero: "Caro Premier Conte ma senza pizza non si può vivere?"
di Michele Varì
Il portavoce dei rider: "Obbligati a lavorare, la nostra salute non interessa, chiediano la sospensione del servizio"
La rivolta era nell'aria: i portapizze genovesi si ribellano. La vita di clausura dei cittadini ha fatto schizzare le richieste di cibo a domicilio, e così mentre tutti si barricano in casa e si proteggono da possibili contagi, loro, i porta pizze, si ritrovano in prima linea, a rischiare in prima persona anche se spesso sono senza contratto e privi di tutele, e sempre malpagati. All'indice anche le parole del premier Conte che nel comunicare all'Italia le nuove misure per arginare il virus ha ribadito che le pizzerie da asporto non devono chiudere. La rivolta dei porta pizze è capeggiata da Andrea Covatta, ventenne, studente universitario dalle idee chiare e grande capacità comunicative, da due anni alle dipendenze di una pizzeria del centro città, fra l'altro tra i pochi con un contratto degno di questo nome. Andrea stamane ha lanciato un appello con una lettera aperta:
"Alle 21.30 di ieri sera, 11 marzo 2020, in un momento di grande criticità per lo stato italiano e per l'Europa intera, il presidente del consiglio Giuseppe Conte, allo scopo di contenere la diffusione di Covid-19, si è pronunciato adottando misure ancor più restrittive di quelle attuate precedentemente.
È stata da lui disposta la chiusura di tutte le attività commerciali ad esclusione di quelle che svolgono una funzione essenziale. Nel suo discorso il presidente Conte ha menzionato anche le attività di consegna a domicilio legate alla ristorazione, garantendo che queste saranno regolarmente effettuate.
È quindi spontaneo porsi delle domande: Non è stato raccomandato di limitare al massimo i contatti tra le persone? I portapizze e i fattorini non entrano ogni giorno e ogni sera a contatto con decine di famiglie, toccando decine di portoni, entrando in decine di ascensori e avvicinandosi a decine di clienti, maneggiando confezioni di alimenti e denaro nello stesso momento? I portapizze e i fattorini non possono essere veicolo - di casa in casa - di Covid-19? Non corrono essi alcun rischio quando per caso dovessero consegnare senza saperlo a persone in quarantena o isolamento prive di scrupoli? Non devono essere svolti solo servizi essenziali come assistenza ospedaliera, farmaceutica, vendita di generi alimentari e di prima necessità, eccetera?
In ultimo noi, portapizze e fattorini d'Italia, ci domandiamo se ordinare una pizza a casa sia una cosa essenziale per le famiglie italiane in questo momento. Le opzioni sono due: In caso di risposta negativa - la pizza o qualunque altro piatto pronto a domicilio Non rappresentano servizi essenziali - il servizio a domicilio dovrebbe essere Sospeso.
In caso di risposta affermativa - i servizi di consegna a domicilio sono fondamentali - il lavoro di fattorino risulterebbe fondamentale. Questo tuttavia non è coerente con la realtà dei fatti per cui quella dei Rider è la categoria lavorativa meno tutelata d'Italia.
Aggrava la situazione la dichiarazione di JustEat, piattaforma multinazionale alla quale per molti ristoranti è divenuto praticamente d'obbligo affidarsi, che ieri sera ha inoltrato ai propri clienti una e-mail di questo tenore:
“In seguito alle ultime disposizioni del governo è confermato che l’attività dei ristoranti può proseguire negli orari di chiusura al pubblico, e quindi dopo le ore 18.00, mediante consegna a domicilio, nel rispetto delle linee guida fornite dalle autorità.
Per tutti i ristoranti che vorranno cogliere questa opportunità, noi ci siamo!
Come sempre, potrai quindi ordinare dai tuoi ristoranti preferiti cercando quelli aperti direttamente nella nostra app.”Vogliamo soffermarci sulla frase “Noi ci siamo”: per noi chi intendono? Noi “Just Eat”, che ce ne stiamo su un divano a guardare le vicende dalla Tv, guadagnando su ragazzi che ogni giorno corrono per le vie delle città per consegnare cibo caldo e su ristoratori costretti a cedere percentuali di guadagno alla piattaforma per poter continuare a competere nella vendita?".
"A questo punto noi portapizze e fattorini d’Italia, vista la non essenzialità del servizio di consegna domicilio e vista la totale assenza di tutele lavorative, rispondiamo: Noi non ci siamo e chiediamo l’immediata sospensione dei servizi di consegna a domicilio fino al superamento della fase critica.
Per noi, per la nostra salute, e per la salute pubblica anche noi restiamo a casa e invitiamo tutte le altre persone che svolgono questo mestiere a fare lo stesso".
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