Porti, Duci: "La riforma Delrio ha bisogno di un restyling"
di Fabio Canessa
2 min, 24 sec
Il presidente di Federagenti: "Genova sia apripista per semplificare le procedure"
"Il 2018 ha dimostrato, a due anni dall'entrata in vigore, che la riforma Delrio sulla portualità non ha portato a casa i risultati attesi: serve un restyling". Gian Enzo Duci, presidente di Federagenti, la federazione delle agenzie marittime italiane, tira le somme del 2018 e guarda al nuovo anno. "L'Italia deve affrontare due dossier, il sistema della governance dei porti e il loro coordinamento nazionale e il mantenimento dell'armamento e dell'attività marittima nel nostro Paese. Spero che il 2019 sia l'anno decisivo".
I porti per cominciare. "Con la riforma i privati sono usciti dagli organi di indirizzo e governo delle Autorità di sistema portuale e i tavoli di partenariato non hanno funzionato come cinghia di trasmissione fra economia reale e sistema pubblico - spiega - e gli stessi comitati di gestione fra presidente ed enti locali".
Non solo: con la riforma i presidenti dei porti non hanno ottenuto più libertà di azione. Genova potrebbe essere l'apripista per cambiare modello. "I poteri attribuiti dalla legge Genova al commissario per la ricostruzione del ponte anche in funzione portuale credo possano essere una palestra, per capire se una semplificazione delle procedure burocratiche da adottare per realizzare opere all'interno degli scali può essere lo strumento per velocizzare ed efficientare questi enti" spiega Duci.
Se funzionerà potrebbe essere estesa a tutti i porti: "Attribuendo però i poteri ai presidenti e non a soggetti esterni". E poi c'è l'armamento. "Il mondo armatoriale italiano sta soffrendo la 'coda' delle ristrutturazioni derivanti dai crediti non esigibili che hanno in pancia - prosegue Duci -. Non è una critica ai fondi che acquistano i crediti ma è fondamentale che siano incentivati a mantenere le attività nel nostro Paese e che ci sia la possibilità per nuovi soggetti di affacciarsi nel mondo armatoriale italiano perché iniziamo ad avere sempre meno marittimi e armatori. Come? Attraverso il registro navale o altri strumenti di incentivazione".
Con il 2020 alle porte che segnerà la stretta sulle emissioni inquinanti nel trasporto marittimo, il 2019 si annuncia un anno di transizione per lo shipping internazionale. "Nel 2019 le navi si dovranno adeguare per essere pronte il primo gennaio del 2020, e per tutte quelle che ad esempio dovranno montare lo scrubber (per il lavaggio dei fumi, ndr) avremo un'assenza temporanea dal mercato perché dovranno fermarsi per effettuare i lavori e questa riduzione di flotta potrebbe avere un effetto positivo sui noli", analizza Duci provando a tracciare uno scenario del settore per il prossimo anno.
La normativa internazionale impone che i combustibili impiegati dalle navi dovranno avere un tenore di zolfo dello 0,50% contro l'attuale 3,50%, o per ottenere lo stesso risultato le navi potranno usare gli scrubber o usare il Gnl, gas naturale liquefatto. "Con le navi ferme per lavori, e penso che avverrà in maniera massiva, si toglierà tonnellaggio dal mercato e quindi riducendo l'offerta è facile che il livello dei noli possa leggermente salire dando ossigeno ad un mercato che ne ha bisogno" aggiunge Duci.
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