Radiazioni dimezzate per la TAC, progetto di due giovani italiane
di Eva Perasso
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Resta la qualità delle immagini: il premio va all'idea di due ingegnere cliniche napoletane
Due giovani ingegnere cliniche napoletane hanno presentato un progetto per creare un sistema che riduca dal 40 al 60 per cento le radiazioni della TAC, pur garantendo una qualità delle immagini diagnostiche elevata. La bella notizia arriva da Catanzaro, dove le giovani studiose hanno partecipato al XIX Congresso dell'Associazione nazionale degli ingegneri clinici, convincendo con il loro progetto la giuria tecnica e popolare.
Si chiamano Michela D'Antò, della Fondazione G. Pascale e Federica Caracò, dell'Università degli studi Federico II e il loro progetto è "Valutazione di un protocollo per la verifica delle funzionalità di un sistema di riduzione della dose installato su tomografi assiali computerizzati". Ovvero, un protocollo che permetta di poter fare una TAC in sicurezza, o almeno con una esposizione alle radiazioni minori, migliorando dunque la prestazione dello strumento diagnostico e diminuendo il rischio per il paziente.
Il problema è sentito soprattutto nel caso dei malati oncologici che nel decorso della loro malattia si trovano a dover affrontare un iter diagnostico spesso serrato con diversi controlli nel tempo.
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