Regionali, duello Sansa-Nicolini: "Zarina di Toti", "Come un cagnolino che abbaia furioso dal recinto di casa"
di Stefano Rissetto
Da fronti opposti, entrambi provenienti dal giornalismo, non usano mezzi termini
Toni accesi in campagna elettorale tra Ferruccio Sansa e Jessica Nicolini, accomunati dalla provenienza dal giornalismo ma divisi sull'appartenenza politica: nel centrosinistra il primo, nel centrodestra la seconda, entrambi candidati a un posto da consigliere.
In giornata i due non se le sono mandate a dire, via social. Ha cominciato Sansa: "Bucci, che fenomeno! Ha un capolista indagato. Ha le liste piene di nomi citati nelle inchieste su Toti, il patteggiatore. E va a mettere il naso nella coalizione degli altri. Caro sindaco Bucci, bisogna avere proprio la faccia buona. Ma forse è proprio un modo per buttarla in caciara, come si dice a Roma. È un modo per non dare spiegazioni e risposte. Perché Bucci di cose da spiegare ne avrebbe parecchie. Per dire: il capolista di una delle formazioni che lo sostengono è Stefano Anzalone, indagato, ricorda il Fatto, "per corruzione elettorale aggravata". Ma le liste di Bucci sono zeppe di nomi che, pur non indagati, erano protagonisti della stagione di Toti e compaiono nelle carte dei magistrati: da Jessica Nicolini, la zarina di Toti, a Federico Bogliolo, astro nascente del mondo Toti-Bucci. Caro Bucci, cara Jessica, caro Bogliolo, invece di guardare la pagliuzza nella coalizione degli altri... guardate la trave nella vostra. Quando ci direte come facevate a non sapere cosa vi succedeva sotto il naso? Ora magari minaccerete querele. Rispondete invece di querelare".
La Nicolini non ha minacciato querela, ma ha replicato sempre via social: "Sansa, l’uomo dalle mille morali, sempre pronto ad assolvere se stesso e gli amici, quanto a condannare tutti gli altri, oggi, orfano di Toti, si aggira con rabbia in cerca di qualcuno da mordere, come quei cagnolini protetti dal recinto di casa, che abbaiano furiosi, ben sapendo che non dovranno confrontarsi davvero con i bersagli dei loro ululati. Se fossimo vagamente psicanalitici nella nostra analisi, potremmo supporre che Sansa non abbia mai digerito l’ umiliazione inferta dai liguri nel 2020 con la sua clamorosa sconfitta. Per questo ha dedicato i suoi cinque anni in consiglio, per ironia della sorte pagati proprio dai liguri, a distruggere la regione che lo ha rifiutato. E a trovare scuse che giustificassero la sua bocciatura, come gli studenti un po’ somari. Dalla Villa di Sant’Ilario ha discettato di povertà, ha stillato giudizi sulla giustizia, con clemenza assai diversamente applicata quando si trattava di familiari e di avversari, camminando felice nei boschi in gita ha discettato di lavoro, ha spiegato al mondo il mestiere del giornalista attaccando tanti bravi colleghi.
Un mestiere in cui ha mostrato eccellenti doti di copiatura e commento, sfruttando ogni occasione per commentare i dossier illeciti di Striano, Laudati e compagni, ovvero quel verminaio su cui indaga la Procura di Perugia e che per Sansa è stato grande fonte di ispirazione e insegnamento. Oggi l’obiettivo delle sue persecuzioni sono di nuovo io, Jessica Nicolini. La colpa secondo il Savonarola pagato dai liguri: essere donna? Aver lavorato per la Regione, a volte trascurando anche la famiglia, aver contribuito, nel mio piccolo, a far conoscere di più e meglio il nostro territorio? Aver lavorato al fianco di Toti orgogliosamente e a cui sono grata anche per il fatto di non aver consentito a persone come Sansa di avvelenare di invidia e rancore le nostre vite e quelle dei liguri? L’ultima volta per la verità il grande giornalista di inchiesta se l’era presa con mio papà, accusato di essere a Singapore in viaggio con me e Toti, mentre se ne stava comodamente seduto in salotto a Genova. Questi sì che sono scoop! Per non parlare della cifra del mio stipendio sbandierata sui social: 10000 euro! Ovviamente falso anche questo. Quello semmai è il suo. Però mi consola il fatto di essere in buona compagnia: spaesato dall’assenza di Toti, Sansa non solo se la prende con Bucci, ma anche con il suo candidato Orlando, redarguito sugli ospedali da “non costruire“. Prima era toccato a Burlando. Avanti il prossimo…".
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