Regionali, il centro si infiamma: Giacobbe si candida con Bucci e risponde a Ceraudo
di Matteo Cantile
Nel partito di Calenda si apre una partita legata al sostegno ad Andrea Orlando
“Se fossi stato interessato ai calcoli elettorali avrei fatto altre scelte”: risponde così Federico Giacobbe alle polemiche incrociate di queste ore legate al suo possibile ingresso nel consiglio comunale in quota Movimento 5 Stelle, partito che lui ha lasciato da tempo. Giacobbe è il terzo dei non eletti alle amministrative del 2022 e se Fabio Ceraudo entrasse in regione e, come preannunciato, Maria Tini rinunciasse alla carica, toccherebbe a lui.
Ma Giacobbe ha progetti diversi: “Io sarò a mia volta candidato alle elezioni Regionali nella lista civica del Sindaco Marco Bucci, abbiamo davanti a noi una campagna elettorale che sarà fondamentale per il futuro della nostra città che non può permettersi di tornare indietro, per questo ho deciso di dare il mio contributo”. E sul possibile ingresso in Comune coi voti dei 5 Stelle Giacobbe dice: “Non è certo una cosa a cui pensare adesso, vedremo semmai in seguito”.
La parabola politica di Giacobbe mostra un'ampia evoluzione intellettuale: ha infatti iniziato con il Movimento 5 Stelle per passare poi ad Azione, partito moderato e lontanissimo dal modo di pensare dei grillini, per poi allontanarsi anche dal movimento di Carlo Calenda. La ragione di quest'ultimo addio è contenuta in comunicato, estremamente moderato nei toni, in cui Giacobbe annuncia di non sentirsi a proprio agio con la scelta dei calendiani di entrare nel campo largo.
La partita, comunque, non è solo genovese ma esprime i suoi effetti anche a livello nazionale: è nota, infatti, la posizione di alcuni dirigenti apicali del partito, in particolare Mariastella Gelmini, Mara Carfagna ed Enrico Costa, tutti ex Forza Italia, confluiti in Azione per partecipare a un progetto di impostazione moderata e liberale e che non si sentono certamente a casa in una coalizione con Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra. C'è chi giura che il sostegno ufficiale a Orlando sarà la goccia che farà traboccare il vaso e darà vita a una diaspora, già iniziata sull'altra sponda dell'ormai ex Terzo Polo, con Luigi Marattin uscito da Italia Viva (e con lui molti esponenti locali, clamoroso ciò che è successo nel direttivo della provincia di Rimini dove si sono dimessi tutti in un colpo solo).
Ma del resto il partito di Calenda in Liguria aveva già fatto una scelta molto chiara, arruolando due ex Pd come Pippo Rossetti e Cristina Lodi: si tratta di due politici d'area cattolica, non certo iscrivibili nelle schiere del post comunismo o del grillismo militante, però sicuramente molto vicini alla sinistra, fieri oppositori del 'modello Genova' di Toti e Bucci e naturalmente inclini ad appoggiare Orlando. Un cortocircuito che sta mandando in frantumi quel che resta di questo partito.
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