Sampdoria, settimana della verità per il salvataggio della società
di Maurizio Michieli
Non ancora raggiunto l'accordo con il 60% dei creditori. Ultimatum di Bissocoli ai soggetti interessati affinché mettano le carte (scritte) sul tavolo
E' la settimana decisiva per il salvataggio societario della Sampdoria, i cui destini si decideranno inesorabilmente in termini ufficiali il 26 o il 29 maggio nel corso dell'assemblea degli azionisti convocata dal Cda "al fine di dare concretezza al percorso di ristrutturazione, per deliberare le necessarie operazioni sul capitale sociale, in modo da rispettare le scadenze federali in vista della prossima iscrizione al campionato", come recitava il comunicato firmato da Marco Lanna, Antonio Romei, Alberto Bosco e Gianni Panconi.
Affinché il club di Corte Lambruschini possa sperare di essere sottratto al destino del fallimento e alla ripartenza dalla serie D è necessario che si verifichino due condizioni fondamentali: 1) la corposa ristrutturazione del debito; 2) la presenza di un investitore disposto a sottoscrivere l'aumento di capitale (35 milioni) necessario per garantire la continuità aziendale. Le prossime scadenze (trimestrale degli stipendi ai calciatori, rata Irpef e iscrizione al campionato non sono differibili).
La ristrutturazione del debito, per poter essere vagliata ed eventualmente omologata da un Tribunale, deve coinvolgere almeno il 60% dei debitori o, meglio, il 60% dell'ammontare complessivo del monte debitorio. Raggiunta quella soglia, anche il restante 40% sarebbe "costretto" ad accettare l'accordo. Secondo quanto risulta a Telenord, malgrado il lavoro e lo sforzo sinora compiuto dal Cda della Sampdoria, la quota necessaria non è ancora stata ottenuta.
Ma il Consiglio di amministrazione continua a operare in questa direzione, sebbene vuoi per vincoli legali vuoi per mancanza di volontà soprattutto le banche (che sono le maggiori creditrici, Sistema e Macquarie) oppongano resistenza. L'obiettivo è portare il debito, attraverso stralci e rimodulazioni temporali, da 140 a un importo compreso tra i 70 e i 90 milioni. Questa manovra compete al Cda.
Ma c'è un'altra mossa, nelle mani del negoziatore della composizione negoziata, l'avvocato Eugenio Bissocoli (il cui lavoro negli scorsi mesi è stato apprezzato da tutti) che nel corso di questa settimana "solleciterà" i diversi attori in campo a mettere le carte (scritte) sul tavolo. Una c'è già. Ed è quella del Fondo Merlyn Partners di Alessandro Barnaba, che gode dell'appoggio esterno di Edoardo Garrone: 35 milioni per la ricapitalizzazzione e 50 di finanziamento al club per consentirne un'ambiziosa ripartenza dalla serie B. Il tutto nero su bianco. Si chiama offerta vincolante.
Poi, c'è la pista del Poc (prestito obbligazionario convertibile in azioni) sbandierato da Massimo Ferrero, che nell'intervista alla Gazzetta dello Sport ha sostenuto diverse cose palesemente difformi da quanto certificato da lui stesso in precedenza. Basta rileggere l'autobiografia di Ferrero ("Vado al Massimo", scritta dal giornalista di Sky Alessandro Alciato) per notare come la ricostruzione dell'acquisizione della società blucerchiata da Edoardo Garrone venga raccontata dal Viperetta in due modi totalmente diversi, ieri e oggi.
Per non parlare della Sampdoria acquistabile pagandola 1 euro, come fece lui nel 2014. Allora il club aveva un valore elevatissimo, considerato il livello del parco calciatori. Mentre i debiti erano stati ripuliti dalla passata gestione. La Samp era una Maserati con il pieno di benzina garantito per almeno un anno. Oggi è una Duna con le gomme sgonfie, il volante storto, il motore ingolfato, il serbatoio vuoto e il bagagliaio pieno di creditori.
Nemmeno il giochino di scaricarne tutte le responsabilità sull'attuale gestione funziona più di tanto: le operazioni Jankto, Murillo, Lagumina, Torregrossa (solo per citarne alcune) e i compensi quintuplicati ai procuratori sono avvenuti durante la gestione di Ferrero. Che poi ascrive quasi al caso il fatto di non essersi più potuto occupare della Sampdoria: in realtà ciò avvenne perché una Procura delle Repubblica lo spedì in una cella di San Vittore con imputazioni pesantissime (bancarotta e reati societari) e di recente reiterate con nuove accuse. Dalle quali Ferrero avrà la possibilità di difendersi, valendo anche per lui la presunzione di non colpevolezza. Ma da qui a far passare come un colpo di Stato l'arrivo di Marco Lanna al suo posto è una narrazione grottesca: la Sampdoria rimase senza presidente perché quello che aveva il 6 dicembre del 2021 era finito in galera.
Ma torniamo al presente. Detto di Barnaba e dell'ipotetico prestito convertibile, Bissocoli chiederà anche agli altri interlocutori in campo di mostrare le carte (scritte): Raffaele Mincione di Wrm (a quanto ci risulta, necessitante di controgaranzie), Massimo Zanetti (molto defilato), Fondo Cerberus (richiamato in causa), eventuali nuovi o vecchi soggetti, magari esotici.
Insomma, nessuno potrà più bluffare perché l'ora della verità è vicina e ogni giorno che trascorre senza novità è come una ghigliottina che cala poco a poco sulla testa dell'incolpevole Sampdoria.
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