Sanremo, maxi rissa nel carcere di Valle Armea: quattro detenuti al Pronto Soccorso
di Filippo Serio
Ancora violenza nelle carceri liguri
Ancora violenza nelle carceri liguri, ieri sera intorno alle 19.30 si è scatenata una lite violenta nella prigione di Valle Armea, a Sanremo: nella maxi rissa sono rimasti feriti 4 detenuti, trasportati poi in ospedale.
Ancora da determinare le cause, in fase di accertamento: la lite è avvenuta tra detenuti all'interno della casa circondariale.
Nello stesso carcere era stato aggredito settimane fa Alberto Scagni, condannato a 24 anni e 6 mesi di reclusione per aver ucciso la sorella Alice il 1 maggio 2022 a Quinto.
"Avevamo lanciato l’allarme sul penitenziario matuziano -dice il segretario regionale UILPA Polizia Penitenziaria Fabio Pagani - super affollato con 275 detenuti all’appello a fronte di 220 posti e in serata si sono registrati gravissimi disordini, con alcuni ristretti che hanno dato vita ad una mega rissa, coinvolgendo diversi reparti. Ben 4 detenuti feriti, probabile un regolamento di conti che solo le indagini, ancora in corso, chiariranno quanto accaduto, tanto da rendere necessario l’intervento della Polizia penitenziaria anche fuori servizio e del personale sanitario. Con grande professionalità, la Polizia penitenziaria intervenuta anche con operatori richiamati in servizio dal riposo o dopo aver espletato il turno di lavoro, ha ristabilito l’ordine”.
"A Sanremo, oltre che con il grave sovrappopolamento detentivo, occorrefare i conti anche con la voragine nell’organico della Polizia penitenziaria, un Istituto abbandonato dalla stessa Amministrazione penitenziaria che nulla ha fatto e nulla sta facendo mettendo a rischio è ordine e sicurezza pubblica”.
“Non servono più proclami e placebo, si valuti supporto operativo anche con l’invio del GRUPPO OPERATIVO MOBILE (GOM) - il Governo vari un decreto carceri per immediate assunzioni straordinarie nel Corpo di Polizia penitenziaria, complessivamente mancante di 18mila unità, quale principale fattore per la soluzione dei numerosi problemi che attanagliano il sistema. Tergiversare con ulteriori palliativi rischia di vanificare, anche al di là di ogni buon proposito, quel poco di utile che si inizia a intravedere in un apparato detentivo abbandonato a se stesso da troppi anni", conclude Pagani.
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