Savona, il 5 giugno torna la jet ski therapy. Incorvaia: "Potrò riabbracciare i miei campioni"
di Alessandro Bacci
Il sette volte campione del mondo si racconta: "Regalo sorrisi a questi campioni e alle loro famiglie, mi vedono come un eroe. Ogni volta è un'emozione"
Ospite a Telenord il sette volte campione del mondo di Jet Ski, Fabio Incorvaia, ha raccontato la sua incredibile attività:“Ho vinto sette titoli mondiali e mi sono sentito appagato di quello che avevo fatto. Ho deciso di dedicarmi a tempo pieno in un progetto partito quasi per gioco. Ho voluto mettere in pratica la mia idea, la Jet Ski Therapy.” Da anni, infatti, l'ex pilota professionsita si dedica a un'attività per regalare un sorriso e un'esperienza unica ai ragazzi disabili. I "campioni", così definiti da Incorvaia, hanno la possibilità di salire a bordo di una moto d'acqua e viaggiare sulle acque del mare a grande velocità scoprendo sensazioni mai vissute prima: “Guardate la loro emozione nel percepire il vento tra i capelli, il rumore del vento e del mare. Guardate che sorrisi pazzeschi - racconta con il sorriso sulle labbra - I ragazzi per la prima volta provano l'adrenalina, è un'esperienza nuovissima per loro. Un'esplosione di gioia nel praticare sport, che per molti di loro è impensabile. La gioia di guardare il mondo da un'altra prospettiva.”
La pandemia ha costretto anche la Jet Ski Therapy allo stop forzato, ma finalmente il 5 giugno l'attività ripartirà: “Finalmente i campioni possono tornare, sono stati fermi tutto il 2020 per via della pandemia. Non ti nascondo che è stata veramente dura, io sono rimasto sempre in contatto con questi campioni. È stata dura fargli capire come mai eravamo fermi, volevano tornare. Così mi inventavo la scusa che la moto d'acqua era rotta per far capire a questi campioni che non si poteva andare. Mi sono inventato questa cosa, è stata lunga sono passati 20 mesi ma adesso siamo in totale sicurezza, la maggior parte è vaccinata. Io ho fatto il vaccino e prima dell'evento farò un tampone in diretta social. Così potrò abbracciare i miei campioni, perchè senza l'amore e la gioia di un abbraccio la jet ski therapy non ci potrebbe essere.”
I ragazzi al termine dell'evento ricevono anche una coppa, un gesto simbolico ma di grande importanza: “La Jet Ski permette di far conoscere a questi ragazzi e alle famiglie cosa è lo sport. C'è la coppa che è il simbolo di noi sportivi, quell'oggetto che ci spinge a fare diete e preparazioni per riceverlo. È il simbolo che dimostra che hanno sconfitto le proprie paure, che ce l'hanno fatta. Loro sono campioni nella vita e grazie alla jet ski therapy saranno campioni nello sport.”
Cosa provi in quei momenti? “La cosa assurda è che la jet ski therapy inizia alle 10 e finisce alle 18. Io non scendo mai dalla moto perchè ho 120-130 ragazzi da portare. Tanti genitori mi portano il piattino con il mangiare o il caffè e mi dicono: “Come fai a stare otto ore sulla moto?!” Semplice, è uno stimolo anche per me perchè ogni campione reagisce in modo diverso. È una sorpresa vedere la reazione. Una volta finita la manifestazione mi trovano sdraiato sulla spiaggia, stanco morto. Ma è un'esplosione di gioia pazzesca, così come i messaggi di ringraziamento che mi arrivano in privato che sono da piangere. Loro mi vedono come un eroe. Uno dei messaggi più belli è della mamma di Diego, affetto dalla Sma, una malattia al midollo spinale. Diego è un bambino sulla sedia a rotelle, non ha potenza nei muscoli. È un bambino di 8 anni intrappolato in un corpo che non gli permette di essere un bambino, mi hanno detto, ma grazie a te oggi ha fatto questa cosa pazzesca di andare in moto d'acqua. Io ho la pelle d'oca ancora adesso.”
Purtroppo per il 5 giugno i posti disponibili sono terminati, ma per luglio Incorvaia annuncia altre due giornate: “A Savona il molo è un po' piccolo. Ho dovuto chiudere le iscrizioni dopo 4 giorni dalla pubblicazione della locandina. Ho in programma altri due eventi a luglio a Sarzana e Albisola. Sulla spiaggia non ci saranno problemi.”
Ma da dove è nata questa grande idea? “L'idea è nata nel 2014. Da me al alvoro venne un ragazzo paraplegico e mi chiese di provare ad andare in moto d'acqua. Una volta che abbiamo capito quale fosse il suo handicap fisico ho adottato delle modifiche. Il giorno dopo andiamo sulla moto d'acqua, io mi tenevo a lui. Andiamo a 70-80 km/h. All'improvviso decelera e inizia a piangere, io pensavo che si fosse fatto male. Dopo questo pianto ha iniziato a ridere e mi ha detto in questi 3-4 minuti mi sono sentito normale. Lì è stato un brivido pazzesco. Questa cosa è rimasta dentro di me negli anni. In quel periodo ero un pilota professionista e non potevo dedicarmi a pieno a questo. Nel 2017 quando ho vinto il settimo titolo finale ho terminato la mia avventura per iniziare questo nuovo progetto. Oggi regalo sorrisi a questi campioni e alle loro famiglie. Le foto parlano da sole. Io metto solo a disposizione la mia moto e il mio corpo per far divertire questi ragazzi.”
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