Scontri a Genova, dimesso il giornalista Origone: "Tornerò a lavorare in strada"
di Fabio Canessa
2 min, 34 sec
In ospedale visita privata del procuratore Cozzi, il sindacato contro Bucci: "Non era lì per caso"
È stato dimesso in mattinata dall'ospedale Galliera di Genova Stefano Origone, il giornalista di Repubblica picchiato dai poliziotti durante gli scontri con gli antagonisti giovedì pomeriggio, in piazza Corvetto, mentre si teneva il comizio di CasaPound nell'adiacente piazza Marsala. Insieme a lui la moglie Stefania e il direttore del pronto soccorso, Paolo Cremonesi (nella foto).
"Di certo tornerò in strada a lavorare, i poliziotti non sono tutti cattivi", ha commentato Origone ancora convalescente dopo l'operazione chirurgica. Le lesioni più gravi sono quelle alle due dita della mano sinistra, fratturate e "spappolate" all'interno, come ha riferito il giornalista stesso, colpite con violenza dai manganelli mentre cercava di proteggersi il volto. Meno preoccupante invece la frattura di una costola che lo costringerà comunque a un periodo di riposo.
Origone, prima di lasciare l'ospedale, ha ricevuto la visita privata del procuratore capo Francesco Cozzi e del pm Francesco Pinto. Nelle prossime ore saranno gli uomini della squadra mobile a interrogarlo per conoscere la sua versione dei fatti. Gli inquirenti sentiranno anche Giampiero Bove, il vice questore aggiunto che lo ha salvato gridando agli agenti "Fermi, è un giornalista!". In Procura sono già state consegnate due relazioni sull'accaduto, una specifica sull'episodio del cronista e una relativa all'intera giornata di scontri.
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Nelle prossime ore gli inquirenti, coordinati dall’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e dal sostituto Gabriella Dotto, continueranno a visionare le immagini girate ieri per cercare di individuare gli agenti. Il fascicolo, a carico di ignoti, è per lesioni volontarie aggravate. Non è escluso che, nei prossimi giorni, le indagini possano allargarsi anche alla gestione dell’ordine pubblico e al ferimento delle altre persone (due manifestanti), così come sul lancio dei lacrimogeni ad altezza uomo nella zona della piazza dove non avvenivano scontri.
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Fanno discutere intanto le parole del sindaco Marco Bucci che, durante un'intervista a Pra' all'indomani degli scontri, ha rimarcato più volte che è "intollerabile" attaccare la polizia, poi ha sbottato alla domanda sul giornalista ferito: "Io la cosa non la so e non faccio commenti. Quando ci sono queste situazioni possono essere coinvolte persone che non c'entrano. Però se uno è lì è lì, è ovvio".
Un commento che ha fatto infuriare il sindacato di categoria. Espressioni "maldestre e improvvide" per l’Associazione dei giornalisti: "Un giornalista non è lì… per caso. Un giornalista lavora per essere dove è necessario al fine di documentare fatti che sono di interesse per i suoi lettori. Questo è il nostro lavoro. E come non dovrebbe accadere che un lavoratore sia vittima di infortuni sul lavoro, così non è tollerabile che si continui a picchiare un collega mentre – già a terra ferito – urla di non essere, appunto, lì per caso, ma di essere un giornalista che sta facendo il proprio lavoro. Non è una persona che non c’entra, al contrario. Come non c’entrano i cittadini ai quali la Costituzione garantisce il diritto di manifestare in condizioni di sicurezza. Gli atti e le dichiarazioni dei vertici della Polizia di Stato ci confortano. Né troncare, né sopire, ma accertare i fatti senza alcuna preventiva indulgenza. Così sia”.
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