Sequestrati a Genova i Bagni Liggia di Quarto per violazione della Bolkestein
di Redazione
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Area occupata abusivamente secondo i giudici, il titolare Galli: "Faccio un esposto e denuncio tutti"
Sequestrato stamattina lo stabilimento balneare 'Bagni Liggia' a Genova Quarto. I sigilli sono stati apposti dopo una sentenza del tribunale del Riesame relativa a violazioni della cosiddetta 'legge Bolkestein'. Sul posto polizia locale e Capitaneria di porto di Genova.
I giudici avevano anche trasmesso gli atti al pm perché indagasse sugli organi amministrativi competenti e cioè Comune, Capitaneria di porto e demanio, per l’inerzia dimostrata nella vicenda. La sentenza, che rischia di rovinare la stagione anche ad altri stabilimenti balneari in Italia, ruota intorno alla direttiva Bolkestein, e cioè la misura europea che prevede un bando pubblico per aggiudicarsi la licenza di occupare le spiagge.
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"Adesso se da un lato devo restituire i soldi ai clienti dall'altro ho 8 dipendenti che non ho intenzione di licenziare. E non licenzio nemmeno il bagnino", ha detto Claudio Galli, titolare dello stabilimento balneare sequestrato stamani in esecuzione della sentenza del tribunale di Genova. "Non licenzio il bagnino ma la barca di salvataggio non so dove metterla - ha detto - Secondo la capitaneria dovrei metterla sul molo che è l'unica parte non sequestrata ma per riporla la sera devo violare i sigilli?".
Galli annuncia che si muoverà per vie legali: "Domani presenterò un esposto alla Procura - ha annunciato - per dire che esistono oltre 10 mila concessioni in Italia che sono nella mia situazione. Sono elencate nel database del ministero delle infrastrutture e del ministero del turismo e vi elenco le 453 autorità concedenti che vi chiedo di indagare".
L’odissea giudiziaria dei bagni Liggia inizia a maggio dello scorso anno. La Capitaneria di porto interviene perché il titolare, assistito dall’avvocato Michele Ciravegna, abbatte il muretto di uno stabilimento vicino. Il Comune ha dato il via libera, ma il pubblico ministero Walter Cotugno indaga il titolare per un altro motivo: l’area su cui insistono i bagni Liggia sarebbe occupata abusivamente in violazione della direttiva Bolkestein. Viene chiesto il sequestro al gip, che respinge. Il pm fa appello davanti al Riesame che a sua volta dice no. A questo punto l’accusa si rivolge alla Cassazione che accoglie la richiesta e rinvia al Riesame.
Secondo gli Ermellini, infatti, “la concessione nel caso specifico era stata rilasciata nel 1998 e risultava scaduta in data 31 dicembre 2009, senza che il titolo concessorio fosse stato oggetto di legittime proroghe tacite, escluse dalla normativa vigente in materia”. A questo punto il Riesame ha concesso il sequestro ma ha sottolineato che “le autorità amministrative hanno tollerato per circa un decennio la consumazione dell’illecito senza mai fare nulla: non si sa se per tolleranza, per favorirlo o per mera inerzia”.
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