Toti ai pm: "Ai riesini chiesi espressamente i voti per Ilaria Cavo, mi erano stati segnalati dagli onorevoli Sorte e Benigni"
di Redazione
"Quando Cozzani parlava di 'squartare' io gli ho chiesto 'perché, non gli hai dato dei soldi?, volevo chiedere ironicamente a Cozzani per quale motivo"
"Sicuramente chiesi espressamente i voti per Ilaria Cavo parlando con uno dei due Testa. Il senso del mio intervento fu di chiedere di dare una mano alla Cavo nonostante le incomprensioni che vi erano state". Così Giovanni Toti, all'aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e ai pm Luca Monteverde e Federico Manotti, risponde sul tema della cena elettorale del 12 settembre 2020 in un locale di corso Italia, in cui parlò con i fratelli Testa, esponenti della comunità riesina di Certosa.
Il contatto risale al luglio precedente: "I soggetti riesini mi erano stati segnalati dagli onorevoli Sorte e Benigni, stavamo organizzando la campagna elettorale, l'onorevole Sorte mi ha parlato della comunità riesina, ne parlai con Ilaria Cavo e con Cozzani".
I pm hanno chiesto a Toti anche di un eventuale accordo con i fratelli Testa per le comunali del giugno 2022: "A proposito delle comunali 2022 ricordo che si candidava Cristina Calascibetta, di origine riesina, ed è quindi possibile che si sia parlato in termini generici della comunità riesina di Certosa, quartiere in cui era consigliere la Calascibetta".
Quindi, i pm accennano a una riunione nell'ufficio del presidente in cui Toti fa esplicito riferimento ai fratelli Testa: "Era un dialogo ironico, quando Cozzani parlava di 'squartare' io gli ho chiesto 'perché, non gli hai dato dei soldi?', volevo chiedere ironicamente a Cozzani per quale motivo avrebbero dovuto squartarlo".
L'onorevole Cavo non è indagata, è del tutto estranea all'inchiesta e, sentita come persona informata sui fatti, aveva detto: "Avvisai il presidente che i fratelli Testa non mi piacevano". La parlamentare ha ammesso di averli conosciuti in un ristorante nei pressi di Bergamo mentre andava in settimana bianca. Si offrirono di aiutarla chiedendo a loro volta una mano per avere posti di lavoro "magari dentro Autostrade". Cavo, ha spiegato nell'audizione, "nei mesi successivi si fecero troppo insistenti, si comportavano in una maniera che non mi piaceva affatto". Per questo chiamò prima l'onorevole Alessandro Sorte, che aveva fatto da tramite, e poi avvisò lo stesso Toti che quei due non le "piacevano".
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