Tpl, webinair di Club Italia su bigliettazione elettronica e recovery plan
di Marco Innocenti
Le testimonianze delle aziende e la tavola rotonda
Tecnologie di mobilità e Recovery Plan, bigliettazione elettronica e Mobility As A Service, Fondo nazionali e fondi europei, aziende di trasporto all’avanguardia e paese a macchia di leopardo. Ne hanno discusso, in un affollato webinar, imprese ed istituzioni chiamate da Club Italia e FerPress a dare il proprio contributo per la definizione di una strategia condivisa. Il coordinamento del dibattito è stato fatto da Claudio Claroni, direttore di Club Italia.
I giornali son pieni di richieste. Nei giorni scorsi un presidente di regione ha presentato il preventivo di quel che ha concordato con imprese e sindacati: 17,9 miliardi per 67 progetti. Molto più del 10% dei 146 miliardi della cubatura europea e quasi il 10% della somma totale che comprende l’impegno italiano garantito dalla UE.
“Attenzione – ha detto Giuseppe Catalano, responsabile della Struttura Tecnica di Missione del MIT, sul cui tavolo devono arrivare i progetti – Il Recovery Plan non è una lotteria degli scontrini. Su ogni progetto la Commissione ci ha chiesto schede, approfondimenti, e sarà rigidissima sul controllo delle effettive spese e dei relativi timing”. Ed il trasporto (pubblico e privato), se non fosse altro che per il suo peso nella transizione energetica, ha un ruolo centrale e trasversale in tutto il Piano così come ce l’ha la digitalizzazione, che vuol dire si bigliettazione elettronica ed open-data ma anche Smart road, su cui il Paese è ancora indietro, ma su cui si sono già presentati in Europa progetti che son stati ritenuti interessanti.
“Questo deve essere il momento magico per la penetrazione della cultura della digitalizzazione, dice nel suo intervento Gianni Becattini di AEP, e dobbiamo sfruttare al meglio l’attenzione che c’è nella gente dopo l’avvio dell’operazione pubblica del cashback. Veicoli come questo sono fondamentali per passare al pagamento elettronico, pur in presenza di alcune difficoltà (e costi) che i sistemi bancari stanno infrapponendo, talvolta anche per ragioni di sicurezza.
Cosa si sta facendo nelle città e nelle diverse regioni: nel webinar di Club Italia ne abbiamo visto diverse.
Dice Mirco Armandi di Tper: “Con le App siamo ormai alla maturità del sistema: pensate che chi arriva all’aeroporto di Bologna paga con la carta di credito il People mover che lo porta alla Stazione centrale con il pagamento da subito in EMV. Poi saprà se l’autobus che arriva è troppo affollato, e magari potrà prendere un treno ad alta velocità per Milano”. Siano molto avanti nella dematerializzazione dei pagamenti”.
E Roma? Francesco Amendola di ATAC: “l’amministrazione di Roma Capitale ha stanziato per la transizione digitale nel trasporto e per la smart mobility una somma importante: 400 milioni. Stiamo estendendo il sistema di pagamento EMV a tutta la rete ed ai circa 2.000 bus e tram dove tra qualche mese si potrà fare Tap&Go. Ma nella nuova gara che verrà bandita ci sarà tutto, dall’account based alla travel insurance”.
C’è poi il tema dell’analisi dati sul flusso dei passeggeri (con il problema dell’acquisizione dati), con la necessità di un investimento notevole per attrezzare tutti i mezzi e le stazioni di sensori intelligenti. Ma si lavora anche con soluzioni IoT per la manutenzione predittiva ed alla diffusione di paline e pensiline smart per le comunicazioni relative al trasporto e informazione civica.
“A Milano abbiamo investito molto, ed ancora non abbiamo finito – dice Roberto Andreoli di ATM. E’ forse vero che nei meandri della cospicua cifra del Recovery c’è poco che ci riguarda…ma ci può esser molto per i Big Data, per Risk management e Compliance.
Hanno affrontato – a Milano – la crisi Covid con la consapevolezza di gestire un sistema di trasporti complesso e essenziale per la città e per l’intera area metropolitana. In questo quadro l’innovazione per la digitalizzazione ha avuto un ruolo impostante. Oggi si lavora per rinnovare i varchi, le nuove validatrici, i nuovi parcometri”.
“Abbiamo tante cose in coda, nonostante una crisi pesante e lavoriamo – dice ancora Andreoli – per l’intera operabilità di un sistema di pagamenti su scala regionale pur in presenza delle difficoltà della politica: basti pensare al clearing che deve essere definito alla base del rapporto tra aziende diverse”.
Paolo D’Angelo, di GTT Torino ricorda come “anche durante la pandemia abbiamo sviluppato i sistemi, dal Tap&Go ai pagamenti a bordo delle sanzioni. Ma sappiamo che c’è ancora molto da fare. Nel Recovery? Siamo andati a studiare tutte le proposte ma abbiamo trovato cose assolutamente generiche, dalla sperimentazione sul veicolo autonomo a generiche indicazioni sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Bene, noi non siamo PA, pur avendone una gran parte degli obblighi (e di imposizione delle tariffe) ma siamo pronti a presentare progetti.
Ed il sud? Arcangelo Scattaglia – dell’azienda TPL di Bari Ampab non nasconde le difficoltà: “Fino a due anni fa era tabula rasa. AVM non utilizzato, una vecchia APP del 2012 che non aveva mai preso piede e unico sistema di pagamento con SmS. Poi abbiamo fatto – nel 2018 – una nuova gara ed oggi siamo in grado di integrare diverse App, dare un servizio più efficiente ai cittadini, anche se il Covid ci ha bloccato: il problema è stato legato al fatto che tutto il sistema delle nuove validatrici prevedeva l’ingresso dalla posta anteriore e la pandemia quella posta l’ha chiusa
Le diverse soluzioni su MaaS, digitalizzazione e Smart Road sono state presentate, nel corso del Webinar da Lorenzo Modena di Open Move, da Marco Moretti di Conduent e da Stefania di Serio di Almaviva. Sui prossimi numeri di Mobility Magazine, a loro verrà chiesta la sintesi degli interventi.
“Sappiamo bene che anche in questo settore il Paese è fatto a macchie di leopardo – dice introducendo la tavola rotonda organizzata da Club Italia sulle recenti applicazione di bigliettazione elettronica e Recovery Plan – c’è chi è avanti e chi ancora sta indietro, ma noi stiamo appieno nella parte in cui si parla di digitalizzazione”.
“La mobilità deve essere considerata un servizio, sia per quanto riguarda quella pubblica che quella individuale – dice Carla Messina, della Direzione generale TPL del MIT – e per questo stiamo lavorando alla ingegnerizzazione dell’Osservatorio nazionale del TPL per avere una visione integrata e generale del settore, con un occhio attento a quella che è la sfida più importante, quella della transizione ecologica. L’Osservatorio lavorerà per integrare tutte le informazioni, in stretto rapporto con la Struttura Tecnica di Missione del ministero”.
“Le tecnologie devono diventare una sorta di ecosistema – dice il presidente di Asstra Andrea Gibelli - e c’è un termine, o se volete, una parola d’ordine, che vogliamo indicare al Governo: appropriatezza del servizio. Oggi sappiamo che al primo punto c’è il come spendere i soldi, ma dobbiamo capire come pensiamo debba essere il nostro paese tra vent’anni. Non dobbiamo dimenticare che il TPL prima della pandemia muoveva 5,6 miliardi di passeggeri l’anno. Chi usava piattaforme on-line erano 500 mila persone ed oggi sono 6 milioni. Ci sarà una nuova abitudine e le persone che si muovono lo faranno in modo diverso. Dobbiamo puntare al sempre migliore utilizzo dei mezzi, e qui serve la digitalizzazione. Ma dobbiamo usare meglio quello che abbiamo per far scegliere al meglio alle persone come arrivare sul posto di lavoro o nei suoi momenti di divertimento. I pendolari stanno di fatto diminuendo, lo smart working si diffonde. Nulla sarà come prima”.
“E’ vero, dice Paolo Ferrecchi – della Regione Emilia Romagna – siamo di fronte ad una mobilità che è sempre più erratica e meno sistemica. Ed è il momento dell’integrazione, che si può fare solo con piattaforme aperte e dialoganti con l’interscambio di dati. Open data, collaborazione e integrazione devono essere le parole l’ordine.
“Giustissimo, rincara Gaetano Ratto, di UnicoCampania – noi siamo nati per integrare le tariffe ed i modi di pagamento e su questo lavoriamo, pur in una sutuazione difficilissima”.
“Abbiamo visto i dati di Pendolaria – interviene Federica Santini, Vice presidente Agens, e presidente Trenord – e non possiamo permetterci di rimettere l’auto al primo posto. Credo che la prima cosa che dobbiamo vedere sono le risorse, perché se è vero che ci sono tante parole sui monopattini o le biciclette – – non me ne vogliano i ciclisti – credo che la mobilità delle grandi città metropolitane sia ben altra cosa. Da una parte Agens si chiede di fare sistema ma dobbiamo essere messi nelle condizioni per cui il sistema possa sostenere un settore cha sofferto molto che è stato messo fortemente in crisi. Crisi che non è finita perché dobbiamo assicurare sempre il servizio, avendo meno introiti e molte più spese”.
E Giuseppe Catalano, responsabile della struttura tecnica di missione del MIT, sottolinea che il ministero “può fare il suo mestiere incentivando l’innovazione, distribuendo bene le risorse, garantendo risorse adeguate, ma poi , dopo che ha fatto questo, se non arrivano progetti, o se non vengono fatti bene, se non vengono realizzati…avremo sempre un TPL a macchia di leopardo.
Altra cosa che può fare il ministero, anche qui usando il digitale, è quella di render queste differenze nei costi più trasparenti ai cittadini (Pendolaria)”.
Da Catalano arriva poi una raccomandazione: “chiedo a tutti di fare proposte operative: a cosa servono i soldi? A chi devono andare? Non basta dire digitalizzazione perché digitalizzazione vuol dire tante cose…noi abbiamo bisogno di dire che c’è la bigliettazione elettronica, il MAAS,…
Allora bisogna dire quante risorse per fare cosa e a chi vanno date: facciamo una ripartizione parametrica tra le Regioni? Facciamo una ripartizione per progetti sperimentali? E a chi Vanno i soldi? Alle Regioni? Ai Comuni? Alle aziende?”.
“Bisogna fare proposte operative – ha concluso Catalano – che saranno valutate con grande attenzione dal ministero , ma devono esser concrete, con indicazione puntuale dei benefici attesi”.
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