Ventimiglia, crisi nella maggioranza: la Lega lascia e Scullino non ha più i numeri
di Edoardo Cozza
Quattro consiglieri leghisti passano all'opposizione: strappo sulla gestione della protezione civile. Il primo cittadino riflette sulle dimissioni
Crisi nell'amministrazione comunale di Ventimiglia. La Lega, che con cinque consiglieri è il gruppo più numeroso, ha deciso di uscire dalla maggioranza guidata da Gaetano Scullino. Solo un consigliere leghista, Marcello Bevilacqua, ha deciso di rimanere al fianco del sindaco. "Non credo che ci siano più le condizioni per andare avanti - ha detto il segretario provinciale del Carroccio e deputato Flavio Di Muro -. Ci siamo candidati sostenendo Scullino nel 2019, quando il candidato sindaco doveva spettare alla Lega. Mi pare che ci sia abbastanza delusione in una città che ha problemi gravi. Ci sono state tante occasioni per rompere, siamo andati avanti, ma le cose non sono cambiate. La città è ferma e Scullino ha dimostrato di essere il sindaco di se stesso, vuol gestire tutto da solo".
L'episodio che ha portato allo strappo è la gestione della protezione civile, guidata dal vicesindaco leghista Simone Bertolucci, che il sindaco ha 'azzerato' dopo le dimissioni dei volontari che nn riuscivano ad avere materiali e mezzi come chiedeva Bertolucci, che giovedì scorso si è dimesso aprendo la crisi. "La storia della protezione civile - dice Di Muro - è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E' una decisione che assumiamo con magone, ma non senza averci profondamente riflettuto. Crediamo che sia la scelta giusta per i cittadini di Ventimiglia. Non credo che questa amministrazione, con un sindaco che ha atteggiamenti arroganti e despotici, sia adeguata ad amministrare la città".
Con l'uscita dalla maggioranza di 4 consiglieri leghisti Scullino non ha più i numeri per governare: attualmente può contare su sei consiglieri, mentre l'opposizione è passata da 6 a 10. Per farlo dovrà cercare sostegno un appoggio esterno, ma per i leghisti, le dimissioni del sindaco Scullino sarebbero un atto dovuto: "Se il sindaco lo ritiene, non si dimetta, io invece ritengo che rassegnare le dimissioni sarebbe un atto di coraggio e di coerenza, quando il primo partito della sua maggioranza glielo chiede", conclude Di Muro. Scullino sta riflettendo su cosa fare.
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