23 maggio 1992: 29 anni fa la strage di Capaci in cui perse la vita Giovanni Falcone
di Marco Innocenti
Con lui, anche la moglie Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta: oggi la celebrazione nell'aula bunker dell'Ucciardone
Era il 23 maggio del 1992, esattamente 29 anni fa: alle 17.58 un'esplosione, un boato improvviso e l'autostrada Trapani-Palermo, nei pressi della cittadina di Capaci, si trasforma nella tomba del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei tre agenti dello loro scorta, Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicilio.
Cinquecento chilogrammi di tritolo sventrano letteralmente circa cento metri di autostrada, facendo a pezzi la Fiat Croma blindata sulla quale viaggiano i poliziotti, sbanzandola ben al di là della carreggiata, in un uliveto poco distante. L'altra Fiat Croma, con a bordo il giudice e la moglie, si schianta contro il muro di detriti dell'esplosione, senza dare scampo agli occupanti.
Per ricordare quella giornata e quella in cui, soltanto 57 giorni dopo, perse la vita anche il giudice Paolo Borsellino, torna #PalermoChiamaItalia, l’iniziativa organizzata dal 2002 dal ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Falcone. Oggi, domenica, nell'aula bunker dell'Ucciardone di Palermo dove fu celebrato il primo grande maxi processo alla mafia, saranno ospiti fra gli altri anche i ministri dell'interno e della giustizia Lamorgese e Cartabia e il presidente della repubblica Sergio Mattarella.
"Non dimenticheremo mai Giovanni Falcone, magistrato ed eroico servitori dello Stato, caduto per difendere la legge, affermare la giustizia, preservare la civile convivenza - il commento del sottosegretario alla difesa Stefania Pucciarelli - Nel 29° anniversario della strage di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifano, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro rivolgo un pensiero alle famiglie delle vittime di tutte le violenze mafiose e l’invito a tenere sempre vivo il valore esemplare di tutti gli uomini e le donne delle Istituzioni, delle Forze Armate e delle Forze di polizia che hanno perso la vita nell'adempimento del loro dovere al servizio del Paese”.
"Una giornata che non può e non deve essere solo rituale - dicono il presidente del Consiglio regionale Gianmarco Medusei e il presidente della Commissione regionale antimafia Roberto Centi - ma un’occasione per rilanciare la lotta contro le mafie e per la legalità in tutti i livelli della società, a partire dalla scuola, nelle imprese e nelle Istituzioni. La memoria e l'impegno sono i cardini per combattere anche qui in Liguria un fenomeno che è ben più che infiltrato, è radicato, e che va estirpato, oltre che con la repressione, con una grande battaglia culturale comune. In questo senso siamo orgogliosi che recentemente il Consiglio regionale si sia impegnato a sostenere progetti educativi negli istituti scolastici della Liguria per potenziare l'educazione alla legalità tra gli studenti".
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