Addio a Paolo Messina, esponente di una "old great family" dell'armamento genovese
di Paolo Lingua
2 min, 52 sec
Il Ritratto di Paolo Lingua
Con la scomparsa di Paolo Messina si chiude, emblematicamente, una generazione di quella che è una “old great family” dell’armamento genovese. L’impresa di shipping della famiglia Messina è più che centenaria: i primi esponenti della famiglia operavano in Sicilia e trasferivano proprio a Genova vino da taglio destinato, viaggiando sui mercantili “vinicoli”, ai depositi del porto di Genova. Il rapporto, sempre più intenso con lo scalo ligure, portò la famiglia a trasferirsi a Genova e ad allargare il proprio raggio di interesse. E proprio a Genova si inserisce, per oltre mezzo secolo, l’azione – tenace e creativa – di Ignazio Messina, il vero “fondatore” dell’impresa, che aveva già vissuto nel capoluogo ligure, conseguendo la maturità classica al liceo “D’Oria” nel 1921. La vicenda dei Messina è vivace e interessante: l’azienda si inserisce sulle rotte africane e lotta in concorrenza con i Lauro di Napoli (più protetti dal regime fascista) per i collegamenti con le colonie dell’Eritrea e della Somalia. Al tempo stesso a Pietra Ligure, nasce un cantiere che per decenni sarà attivo e importante. Ignazio Messina, in piena guerra fredda, aggancia rapporti persino con l’Unione Sovietica. Giovanissimi, i suoi figli entrano in azienda. Sono tre maschi, ognuno con un carattere e una personalità diverse e sfaccettata: Gianfranco, iperattivo che gira il porto in motoretta; Giorgio, ingegnere, che si inventa tecnologie e nuove tecniche per attracchi e sbarchi; il minore Paolo, fantasioso e sempre pronto a cercare nuovi mercati. E ognuno ha i suoi hobby: Gianfranco appassionato di Suv; Giorgio tennista al quale è ancor oggi dedicato un trofeo; Paolo estroso e appassionato di auto sportive, al punto tale da dar vita a una attività commerciale collaterale all’azienda marittima.
D’altro canto era ricco di hobby anche il patriarca Ignazio: pilota d’aereo e appassionato di arte e di cultura. Paolo, dopo la scomparsa dei fratelli maggiori, era rimasto a reggere la presidenza coordinando l’attività di figli e nipoti. Generoso, cordiale, spiritoso, amava la vita così come amava il lavoro, cercando con tenace nuove strade, nuovi mercati, aperture verso nuove realtà. La Messina non è sempre stata baciata dalla fortuna: in un mondo “mosso dalle onde” come quello dello shipping ha avuto, anche negli anni del boom del dopoguerra alti e bassi, riposizionandosi però ogni volta e trovando soluzioni adeguate.
Dopo il disastro della Torre Piloti, l’azienda ha trovato l’aggancio con la Msc di Aponte, con una prospettiva di più che positivo rilancio. Anche in questo contesto Paolo Messina ha dato il meglio di sé. Ha continuato a combattere con ottimismo, anche negli ultimi tempi quando la sua salute è declinata, sempre pronto a dare consigli e suggerimenti a figli e nipoti. La sua vitalità ha retto sino all’ultimo. Va ricordato un simpatico “rito” della famiglia (questo con qualche somiglianza con i Costa, altra grande famiglia genovese): i vertici lavoravano tutti nella stessa stanza attorno a un cerchio ideale di scrivanie. Una gestione unitaria e una gerarchia non scritta. Ora i figli e i nipoti, tutti molto uniti e coerenti tra loro, raccoglieranno nel salutarlo per l’ultima volta l’eredità della dinastia venuta dalla Sicilia oltre un secolo fa e, grazie al miracolo del mare, diventata genovese. E per Genova e per il suo sviluppo la bandiera della “Messina” continuerà a sventolare, grazie a Paolo, l’ultimo alfiere della vecchia generazione che l’ha sventolata per passarlo alla nuova squadra già solida e collaudata, grazie anche al suo insegnamento.
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