Arresto Messina Denaro, il giornalista Di Girolamo: "Lotta militare alla mafia funziona, manca quella ai legami con i poteri"
di Riccardo Testa
Per il giornalista, "C'è un'area grigia in cui le mafie sono fortissime: il problema vero non è l'illegalità, ma come i poteri legali agiscono in maniera illegale"
Giacomo di Girolamo, classe 1977, la mafia la conosce bene. Oltre ad essere autore della più completa biografia di Matteo Messina Denaro [L'Invisibile, ed. Il Saggiatore, 2010], ha in attivo un importante numero di scritti sull'universo di Cosa Nostra. In prima linea tra gli analisti che provano a dare un volto alle forme incruente con cui la mafia ha imparato a camuffarsi e a guadagnare, dando vita all'organismo gassoso che lui stesso ha definito, con un neologismo, la "Cosa Grigia". Oggi Telenord lo ha intervistato su alcune questioni emergenti: dalle condizioni di esistenza di una latitanza trentennale, al nuovo volto della mafia.
DI GIROLAMO, LEI HA SEGUITO A LUNGO LA VICENDA DI MATTEO MESSINA DENARO. VORREMMO PRESENTARE UN IDENTIKIT DELL'ULTIMO BOSS MAFIOSO "DI PRIMA GRANDEZZA", LE SUE ORIGINI AFFILIAZIONI, OFFESE CRIMINALI E SULLE MODALITA' DELL'ARRESTO.
Matteo Messina Denaro, arrestato oggi a Palermo in una clinica privata dopo 30 anni di latitanza, è colui che si ritiene il Capo di Cosa Nostra, la mafia siciliana. Capo della famiglia di Castelvetrano e figlio del boss precedente Ciccio Messina Denaro, allievo di Totò Riina. Lo considero l'ultimo esponente dei corleonesi, ovvero la corrente interna di Cosa Nostra che ha condotto la strategia terroristica e stragista. È colui che ha preso le redini dell'organizzazione dopo l'arresto di Riina, avvenuto appunto trent'anni fa, nel 1993. Era invisibile, e considerato imprendibile fino a poche ore fa, contando su una grande forza nel cuore del territorio, che secondo la cultura mafiosa lo occultava, lo proteggeva, quasi lo coccolava. Quando mi chiedevano dove secondo me fosse Messina Denaro rispondevo che poteva essere morto; se vivo, sicuramente si nascondeva nella provincia di Trapani: la forza di un mafioso è nel suo territorio. Non a caso è stato preso a Palermo, dove si curava per una malattia oncologica, gravemente malato. Un boss che ha unito il vecchio al nuovo, e ha innovato molti metodi di Cosa Nostra; anche per questo la sua latitanza era una ferita aperta nel cuore dello Stato. Un Capo che ha sempre avuto ampie garanzie dallo Stato: basti considerare che nel processo per le stragi di mafia del 1992 è stato rinviato a giudizio solo 5 anni fa. È come se gli avessero dato cinque anni di vantaggio.
IL CLAN DI CASTELVETRANO È UN ALLEATO STORICO DI QUELLO CORLEONESE. QUESTA DECAPITAZIONE IMPLICA UN PIU' RAPIDO DISFACIMENTO DEL SISTEMA CLANISTICO IN SICILIA?
Si tratta appunto di una decapitazione: è la fine. Matteo Messina Denaro non ha eredi, non c'è una linea di continuità. Questo però non vuol dire che "finisce la Mafia". I Corleonesi sono un'eccezione nella storia della mafia. Hanno cominciato ad applicare il loro metodo 40 o 45 anni fa, fino all'arresto di Riina 30 anni fa, fatto che costituisce il primo grande segno di ribellione dello Stato di fronte alla violenza stragista mafiosa. Con l'arresto di Riina Messina Denaro è diventato si il capo, ma un capo senza più eredi; e la mafia è tornata ad essere quella di prima: silenziosa, che lavora molto sulle relazioni. La mafia è violenza di relazione, perchè mette la politica insieme con l'imprenditoria, la finanza, il sistema del credito, la burocrazia. Questo è tornata a essere la mafia sotto Messina Denaro. Un uomo che ha scritto abbastanza: lettere, frizzini... In una di queste lettere scrive "con le persone che ho ucciso potrei riempirci un cimitero", ed è vero: da giovane, all'arrivo di Riina, ha preso parte alla guerra di mafia di fine anni '80 che ha riempito di morti la provincia di Trapani. Ma dopo il 1993 è stato ben attento a non lasciare morti sul suo passaggio, perchè sapeva bene che la mafia doveva tornare a essere invisibile.
DOPO IL SUO ARRESTO, COSA PUO' SUCCEDERE NELLA GERARCHIA DI COSA NOSTRA? SI STIPULERA' UNA PAX? CI SARANNO SCONTRI? OPPURE IL SISTEMA MAFIOSO POTREBBE INIZIARE, PROGRESSIVAMENTE, A DISCIOGLIERSI?
La mafia vive in Sicilia un momento di grande difficoltà. Lo Stato in questi anni ha condotto contro Cosa Nostra una guerra militare che non concede quartiere. Tutti i grandi latitanti sono stati presi, mancava solo M.M.D. Dal punto di vista militare l'organizzazione è ridotta allo stremo. Già qualche anno fa, a una lettera a Bernardo Provenzano - che gli chiedeva aiuto nella mia città, Marsala - scriveva: "guardi, a Marsala non ci sono rimaste neanche le gambe delle sedie", cioè, non è rimasto più nessuno, e anche questo è vero. I quattro boss che ci sono, quando rimessi in libertà (ricordo che nel nostro ordinamento, per associazione mafiosa non c'è l'ergastolo ma una pena dagli 8 ai 12 anni, per cui puoi anche tornare in libertà una volta scontata la pena), hanno provato a ricreare la "cupola" - perché solo questo sanno fare -, e sono stati nuovamente arrestati. Al momento, la lotta militare alla mafia è eccezionale. Manca però tutto il resto, la lotta ai legami della mafia con i poteri. A raffrontare il fatto una volta per tutte, forse quest'arresto ci deve dare l'abbrivio per una considerazione, ovvero affrontare il fatto che la mafia è un problema della classe dirigente. Cosa succederà ora, io non lo so. Sicuramente questo arresto avrà una forza propulsiva enorme nel discioglimento della mafia. Non so se, invece, darà più forza e convinzione a quelle nuove forme di mafia che ci sono nel Paese e che non hanno nome. È quella sorta di crimine organizzato che mafia non è, ma ha copiato i metodi di Cosa Nostra per condurre i suoi affari nei campi più disparati, dall'eolico all'azzardo, dal mondo della finanza sporca al mercato del credito. Io la chiamo "Cosa Grigia".
COME È POSSIBILE CHE UN CIVILE, PER QUANTO POTENTE E SUPPORTATO, RIESCA A OCCULTARSI IN PIENA LUCE IN UNA METROPOLI COME PALERMO?
Messina è stato preso a Palermo, ma non stava solo a Palermo; andava in clinica periodicamente per le cure. Provenzano era stato catturato in un caseificio e si era poi diffusa questa figura del boss "fra la cicoria e la ricotta", quasi dedito alla pastorizia, ma non è così. Frequentava i salotti migliori della borghesia palermitana, e così Riina. La mafia è sempre stata un problema di classe dirigente mafiosa. Al di là della facciata con cui la raccontiamo, fatta di pizzini e lupara, i mafiosi hanno sempre frequentato la borghesia, siciliana e italiana, non solo la campagna. Una latitanza dura tanto per diversi motivi. Il territorio ti protegge, è un ottimo nascondiglio. Lo Stato ti protegge. Non tutto lo Stato chiaramente; bisogna dire, con molta serenità, che ci sono pezzi di Stato che favoriscono la tua latitanza, e trent'anni volano, come sono volati i quaranta di Provenzano. Una ferita che oggi si rimargina.
COS'È DUNQUE "COSA GRIGIA"? PROVIAMO A DEFINIRLA IN BASE AI SUOI INTERESSI E ALLE SUE MODALITA'.
È difficile spiegare cosa sia in modo univoco. Ci ho scritto anche un libro qualche anno fa [Cosa Grigia, ed. Il Saggiatore, 2012, ndr], che ha avuto abbastanza successo. Spiegarlo all'estero è difficile, perché fuori dall'Italia si ha un'idea molto stereotipata della mafia. È un mio neologismo per indicare quelle nuove forme di criminalità presenti in Italia che non sono mafiose, nè meridionali, ma presenti e diffuse al nord come al sud, che hanno fatto proprio il metodo mafioso ma operando nella zona grigia, traendo profitto nell'ambito della legalità "flessibile". Sono quelli che una volta chiamavamo i "colletti bianchi", che non ragionano più per territorio ma per competenza. Non sparano, perchè non ne hanno bisogno: si muovono sul solco della legalità. Terminata l'euforia per l'arresto di Messina Denaro e sull'ondata di analisi che seguiranno, dovremo ragionare su qual è il problema che oggi nel nostro Paese che rende fortissima la mafia, nonostante l'organizzazione sia ai minimi termini. C'è un'area grigia enorme, in cui le mafie si muovono e sono fortissime: il problema vero non è l'illegalità, ma come i poteri legali agiscono in maniera illegale.
QUAL È IL VOLTO DELLA MAFIA OGGI?
Negli anni '80, in una Palermo devastata, c'era chi fotografava i cadaveri nelle strade e titolava "l'immagine della mafia". Questa immagine oggi non c'è più, e non sappiamo dare una risposta a questa domanda. Sia perché la mafia oggi è indescrivibile, sia per un difetto di imnmaginazione che abbiamo tutti. Non dobbiamo cercare un'immagine della mafia, ma tornare a raccontarla; prima o poi troveremo un'immagine adeguata. In una società dove domina il tema della complessità, sono complesse anche le mafie. Il nostro approccio dev'essere quello dello studio e dell'attenzione.
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