Caso Toti: Csm apre fascicolo sui giudici del Riesame di Genova
di Redazione
I giudici del Riesame rischiano da un’ammonizione all’apertura di un procedimento disciplinare, che prevede anche una sospensione a tempo
Il Consiglio Superiore della Magistratura, organo di autogoverno dei giudici, ha aperto un fascicolo di accertamenti sull'operato del Tribunale del Riesame di Genova, che ha firmato l’ordinanza con la quale respingeva la richiesta di Giovanni Toti di revoca degli arresti domiciliari.
L'apertura del procedimento, scrive Libero, si deve all'Ufficio di presidenza del Csm, composto dal procuratore generale Luigi Salvato (Unicost), da Margherita Cassano, prima presidente in Cassazione e dall vicepresidente del Csm, l’avvocato Fabio Pinelli, in quota Lega. A chiedere l'intervento del Csm erano state le consigliere laiche Isabella Bertolini (eletta in quota Forza Italia) e Claudia Eccher (Lega), che definivano la pronuncia del Riesame “Una decisione motivata in modo abnorme e illogico, al punto da richiedere l’apertura di una pratica per verificare se sussistono, a carico dei magistrati che l’hanno emessa, profili di illecito disciplinare.
I giudici genovesi del Riesame rischiano da un’ammonizione all’apertura di un vero e proprio procedimento disciplinare, che in teoria si potrebbe anche concludere con una sospensione a tempo. Non è naturalmente in discussione il merito della decisione, che resta tra le prerogative del magistrato del Riesame. Lo stesso ministro della Giustizia Carlo Nordio in Parlamento aveva detto che “di quelle motivazioni non si capisce nulla, sono più oscure di un trattato di filosofia”. Una presa di posizione che, accanto all'attività del Csm, potrebbe comportare un’indagine ministeriale, che interessi non solo il Tribunale del Riesame, ma anche l’Ufficio del Giudice Preliminare e la Procura.
La Bertolini e la Eccher sostengono che le motivazioni dell’ordinanza di conferma degli arresti si siano spinte oltre i limiti del diritto, che sono quelli a cui un giudice, per dovere costituzionale, deve sottostare. In particolare le due consigliere laiche del Csm criticano l’argomentazione in base alla quale Toti deve rimanere agli arresti perché il fatto che si protesti innocente e neghi di aver commesso reati sarebbe la prova che, se lasciato libero, potrebbe delinquere in quanto “non in grado di distinguere tra ciò che è lecito e ciò che non lo è”, scrive il giudice del Riesame, secondo una visione che a detta delle due consigliere laiche configura una condanna preventiva di comportamenti mai avvenuti, sulla base di azioni precedenti che i pm ritengono illecite ma che nessuna sentenza ha riconosciuto come tali.
Inoltre, notano la Bertolini e la Eccher, nella sentenza del Riesame spicca il fatto che il presupposto della continuazione del reato, fondamentale per confermare gli arresti, non faccia leva sui singoli fatti contestati (corruzione elettorale, proroga della concessione del Terminal Rinfuse, cambio di destinazione di parte della spiaggia di Celle Ligure) ma su una presunta attitudine dell’indagato, tuttora incensurato, a violare la legge, se lasciato governare.
Le due consigliere del Csm chiedono all'organo di autogoverno della magistratura di valutare attentamente il passaggio in cui viene contestato al governatore di ammettere i fatti contestatigli ma non giudicarli penalmente rilevanti. “Il presidente introduce una speciosa distinzione tra fatto e diritto” scrivono i giudici del Riesame, rimproverandogli di non condividere la valutazione giuridica che la Procura ha dato dei suoi comportamenti come reati. Ma la condivisione delle idee dell’accusa, sottolineano le consigliere laiche, non è un dovere dell’indagato, che ha invece il diritto di difendersi e, se lo fa, questo non può essergli addebitato a titolo di colpa.
Di questo si occuperà la Procura Generale. Il verdetto potrebbe arrivare entro un mese.
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