Caso Toti, richiesta revoca domiciliari entro prossima settimana
di Redazione
Il punto di svolta potrebbe essere il faccia a faccia di lunedì tra i pm e Paolo Emilio Signorini
Prende ancora tempo Giovanni Toti, il presidente della Regione Liguria ai domiciliari per corruzione e falso dal 7 maggio: dopo l'interrogatorio fiume con i pm di giovedì non ha ancora chiesto la revoca della misura cautelare. Una revoca che gli consentirà, come ripete il suo avvocato Stefano Savi, di confrontarsi con la sua maggioranza e decidere sulle eventuali dimissioni. Una situazione di fatto di stallo che, stando ai rumors che filtrano dalla Regione, comincia a provocare una serie di dubbi all'interno della stessa maggioranza che lo sostiene. La richiesta potrebbe arrivare la prossima settimana, il tempo di sedimentare le otto ore di interrogatorio ma anche, probabilmente, di capire cosa dirà ai magistrati un altro dei protagonisti dell'inchiesta. Lunedì, infatti, davanti ai pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde, con l'aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, ci sarà Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell'autorità portuale ed ex ad di Iren. É stato lui stesso a chiedere l'interrogatorio e dunque parlerà.
Il manager è l'unico ad essere finito in carcere e il suo interrogatorio servirà soprattutto a portare elementi utili per provare a uscire dalla cella. "Siamo pronti a chiarire quanto ci viene contestato - conferma il suo legale Enrico Scopesi - ovviamente anche a tornare una seconda volta, visti i limiti di uno studio delle carte da dentro il carcere". Signorini si era avvalso della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di garanzia davanti al Gip, riservandosi di farsi sentire successivamente.
L'ex presidente dell'Autority è accusato di avere ricevuto soldi e regali, ma anche alloggi in alberghi di lusso a Monte Carlo e fiches per giocare al Casinò dal terminalista Aldo Spinelli. In cambio avrebbe agevolato le sue pratiche per la gestione delle banchine in porto e i terminal. Per i pm, inoltre, avrebbe agevolato anche l'imprenditore Mauro Vianello, anche lui indagato per corruzione. Signorini gli avrebbe anche fatto avere una consulenza da 200 mila euro da Iren.
Intanto, la politica ligure resta in attesa delle mosse del governatore. Il centrosinistra, ma venerdì lo ha fatto di nuovo anche la segretaria Dem Elly Schein, continua a chiedere un passo indietro al presidente, sospeso dalle sue funzioni, e nel frattempo inizia le manovre per presentarsi alle possibili elezioni anticipate in autunno. Giovedì a Genova il senatore del Pd Antonio Misiani è intervenuto a un primo incontro con le categorie economiche e sociali, i parlamentari e gli europarlamentari liguri del partito. Il Pd, il M5s e i partiti della sinistra ligure si interrogano poi su quale possa essere il candidato ideale per battere il centrodestra. Si muovono per 'allargare' il campo a uno schieramento che potrebbe comprendere anche Renzi e Calenda. Il M5s storce il naso ma non chiude, più possibilista il segretario regionale del Pd Davide Natale che auspica un 'campo largo' aperto anche alle forze che al momento non sono in Consiglio Regionale dove, sui banchi dell'opposizione, siedono M5s, Pd, Linea Condivisa, Lista Sansa e un ex Pd passato ad Azione. Il parlamentare dem Andrea Orlando si sta proponendo come possibile candidato di un campo largo ma per primo ha affermato che non ha alcuna intenzione di forzare la mano e che se altre forze propongono un altro nome è pronto a valutare ogni strada pur di presentare un fronte unito.
Ma è anche e soprattutto il centrodestra ad attendere con ansia le mosse di Toti, consapevole della vicinanza delle Europee e delle conseguenze che l'inchiesta e le scelte del governatore potranno avere sull'esito del voto. Al momento la coalizione resta compatta a sostenere il facente funzioni Alessandro Piana, leghista. Ma tutti sanno che reggere questa situazione è molto difficile. La lettura delle carte dell'interrogatorio del presidente ha inoltre iniziato a insinuare tra gli alleati maggiori dubbi sulla possibilità che Toti possa restare in sella. Forte dei sondaggi, è soprattutto FdI a sentire il peso del limbo politico in cui l'inchiesta per corruzione ha sospeso la giunta di centrodestra, con il timore che i danni di immagine possano crescere e diventare irreparabili.
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