Covid, uno studio dell'Iss dimostra "persistenza degli anticorpi che bloccano il virus"
di Redazione
Rezza: "Una scoperta che apre scenari positivi sull'effettiva efficacia dei vaccini in arrivo"
I ricercatori dell'Istituto superiore di sanità (Iss) hanno dimostrato la persistenza degli anticorpi che bloccano la proteina "spike" del virus Sars-Cov-2 nelle persone che hanno contratto l'infezione. Il dato è emerso sulla base dei test sierologici effettuati su un campione di circa 7.000 persone provenienti da cinque comuni del Trentino risultati particolarmente esposti alla prima ondata pandemica. La notizia è stata comunicata, in video conferenza stampa, da Giovanni Rezza, della Direzione generale prevenzione del ministero della Salute.
Lo studio è stato compiuto, in collaborazione con la Provincia automa di Trento, a seguito dell'indagine epidemiologica condotta durante l'estate a Canazei, Campitello di Fassa, Vermiglio, Borgo Chiese e Pieve di Bono-Prezzo, dove si è registrata un'incidenza media dell'intenzione pari al 23%, con una mortalità del 2%.
"La ricerca sulla persistenza degli anticorpi, coordinata da Paola Stefanelli sulla base di uno dei campioni più ampi a livello internazionale, ha dimostrato come dopo quattro mesi dall'infezione gli anticorpi verso la proteina 'spike' (di superficie) rimanevano nella grande maggioranza delle persone, mentre altri anticorpi tendevano a sparire", ha detto Rezza. Secondo quanto riferito, la presenza degli anticorpi neutralizzanti apre scenari positivi sull'effettiva protezione dei vaccini in arrivo. "In termini vaccinali, significa che la maggior parte delle persone che hanno questi anticorpi sono protette. Dobbiamo essere comunque cauti, perché abbiamo ancora poche evidenze scientifiche fuori dai laboratori", ha concluso Rezza.
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