Don Calabrese ricorda Papa Francesco come riformatore attento agli ultimi e testimone di misericordia

di Matteo Cantile

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Il Vicario Episcopale di Genova sottolinea l’immediatezza umana del Papa e il suo magistero come cammino condiviso fondato sul Vangelo

In seguito alla morte di Papa Francesco, Don Gianfranco Calabrese, Vicario Episcopale per l’Annuncio del Vangelo e per la Missionarietà, ha ricordato il Pontefice come una figura capace di comunicare profondamente con tutti, segnando il suo pontificato con una testimonianza viva di misericordia, attenzione agli ultimi e desiderio di una Chiesa sempre più vicina alle persone.

Partecipazione e memoria – “Anche la nostra diocesi di Genova vuole partecipare con dolore e riflessione a questo momento”, ha detto Don Calabrese. “Tanti commenti da ogni parte del mondo testimoniano quanto questo Papa abbia inciso nel cuore di tutti, anche nella nostra realtà locale”.

Incontri personali – Don Calabrese ha richiamato in particolare l’esperienza vissuta con i pellegrinaggi dei ragazzi genovesi a Roma, nei quali Papa Francesco ha dimostrato una straordinaria immediatezza. “Aveva un contatto umano che lo ha sempre contraddistinto: come gesuita, come vescovo, come cardinale e come Papa. Si sentiva, come diceva lui stesso, un peccatore tra i peccatori”.

Coerenza fino alla fine – “Si dice che gli uomini muoiono come sono vissuti. Papa Francesco ha seguito questo principio fino all’ultimo. È stato vicino a tutti con la voce sempre più flebile, ma capace di dire parole decisive, sempre orientate alla pace”, ha aggiunto.

Universalità del messaggio – Il sacerdote ha ricordato come i documenti e i discorsi del Papa abbiano toccato ogni categoria di persone, con una particolare attenzione per i più fragili. “In ogni occasione cercava di includere tutti, privilegiando chi aveva meno voce, come gli ultimi e i poveri. Questo è un richiamo evangelico costante del suo pontificato”.

Impegno per la pace – “In un tempo segnato da tensioni e crisi internazionali, Francesco è stato una voce profetica per la pace. Anche nel saluto del nostro Arcivescovo si è richiamata la necessità di disarmare le parole, tema caro al Papa e centrale anche per il nostro modo di comunicare, nel giornalismo come nella predicazione”.

Riformatore difficile da classificare – “È stato un grande riformatore, ma come tutti i riformatori è difficile da collocare in una categoria. Ha riformato profondamente senza mai perdere la centralità del Vangelo. Chi segue il Vangelo non è né progressista né reazionario: è evangelico”, ha detto Don Calabrese.

Un’eredità di misericordia – “Si parla spesso di eredità, ma non vorrei che si facesse come in certe novelle, dove si discute dell’eredità durante il funerale. Il vero testamento di Papa Francesco è la misericordia, la familiarità, l’attenzione, il camminare insieme. Sono i messaggi che anche il nostro Arcivescovo ha rilanciato nel saluto pasquale alla diocesi: collaborazione, attenzione agli ultimi, comunione nel cammino”, ha concluso.

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