Emergenza Covid19, città e autostrade deserte, assalto ai centralini delle emergenze
di Michele Varì
"Faccio l'idraulico posso lavorare?". "Devo raccogliere i limoni...". Quasi impossible parlare con il call center 1500
Alle 8.17 di oggi, di un giovedi 12 marzo 2020 che nessuno poteva immaginare così tetro ed inquietante, se non in un film di fantascienza, nell'atrio della stazione Principe di Genova c'e una sola persona: una donna che sbandiera al posto di controllo la sua autocertificazione.
Le lunghe code di viaggiatori di ieri sono già un lontano ricordo.
L'effetto del secondo decreto del premier Conte che ha inasprito i provvedimenti (ma forse non abbastanza come in tanti ipotizzavano e auspicavano) per isolare il Covid19 si riflette nei file dei bar chiusi in modo innaturale al mattino, le tante saracinesche abbassate degli altri negozi e il silenzio che rimbomba fra i vicoli del centro storico di Genova, mai così chiuso.
La città è deserta, come le autostrade.
Ma i liguri come tutti gli italiani sono pieni di dubbi, domande, a cui nessuno riesce a rispondere.
"Faccio l'idraulico posso lavorare?" Devo andare nell'orto a raccogliere i limoni, posso?". "Posso dare un passaggio in macchina a mia moglie che ha perso un treno?".
Gia i treni, molti collegamenti sono stati soppressi, viaggiano regolarmente i bus Amt, oggi quasi sempre vuoti, poche le eccezioni. Problemino in più per gli autisti è il fatto che a fine corsa, al capolinea, non trovano aperti i bar convenzionati per i bisogni fisiologici.
Sono tantissime le chiamate ricevuto dalle centrali operative della polizia locale e della polizia stradale, come tutti i centralini presi d'assalto dai cittadini.
Quasi impossible riuscire a parlare con il call center del governo al numero 1500 aperto per dare risposte sul Covid19 in cui si viene lasciati in attesa e una voce ripete: "Tutti gli operatori sono al momento occupati, le preghiamo di attendere in linea per non peredere la priorità acquisita...".
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