Esame di maturità, Azzolina: "Si terrà conto del programma effettivamente svolto"
di Marco Innocenti
Poi il ministro precisa: "A patto che si riesca a tornare a scuola"
L'esame di maturità 2020, che attende dal 17 giugno oltre 500 mila studenti, sarà "serio e non farà perdere quel sapore" proprio dell'esame di Stato: parola della ministra dell'Istruzione Azzolina che a "Tutti in classe" su Radio Rai Uno per la prima volta ha ammesso: "Stiamo pensando a tutte le possibili soluzioni, se si tornerà a scuola, chiaramente". Facendo quindi intendere che la possibilità di non rientrare sui banchi fino a settembre è purtroppo un'ipotesi in campo. Ma è certamente quella meno gradita al ministero dell'Istruzione, dove si studiano da settimane gli scenari in vista del rientro a scuola dopo Pasqua (poco probabile), nel mese di maggio (più plausibile) o appunto su una non riapertura fino a settembre.
Sulla maturità e gli esami di terza media, la ministra stamane ha accennato alla possibilità di una prova "in cui ogni classe si regolerà in base al programma effettivamente svolto"; di più la titolare del Ministero dell'Istruzione non ha detto ma potrebbe probabilmente trattarsi di una tesina, come chiedono da giorni gli studenti, che sostituirebbe la seconda prova scritta ed è possibile che le commissioni siano interne, perchè meglio di quelle esterne sanno fino a che punto il programma è stato svolto. Azzolina ha comunque ricordato che "l'esame di Stato riguarda il percorso compiuto lungo i 5 anni di scuola superiore" ma che al tempo stesso occorre tutelare i ragazzi "su quella parte di programma da febbraio a giugno" che effettivamente è stato svolto.
Sulle problematiche inerenti i voti da dare attraverso la didattica a distanza, la ministra ha evidenziato che i docenti "hanno la piena libertà di valutare come ritengono, moltissimi già lo stanno facendo" e ha aggiunto di non avere "l'ossessione del voto: importante è stare vicino ai ragazzi, che in questo momento sono smarriti". Ha poi assicurato che sta per firmare il decreto con il quale vengono assegnati gli 85 milioni per la didattica a distanza che funziona "a macchia di leopardo" ma comunque non vede una contrapposizione nord sud e solo "una minima parte dei docenti ha incrociato le braccia" di fronte alle novità poste dalla nuova forma di insegnamento. Intanto i sindacati fanno notare che l'anno scolastico che si aprirà rischia di vedere un boom di supplenti, anche dal momento che le procedure concorsuali per l'assunzione di circa 50 mila docenti sono al momento ferme. I calcoli dicono che all'inizio del prossimo anno il corpo docente potrebbe essere costituito per il 25% da precari.
I Cobas chiedono che il concorso straordinario sia per soli titoli per tutti i precari che hanno maturato 36 mesi di servizio, e così pure la Uil scuola; la Gilda chiede per gli stessi l'avvio di un percorso abilitante; la Cisl scuola propone una sorta di doppio canale che consentirebbe sia di offrire accesso al lavoro di insegnante per le giovani leve neo laureate con concorsi ordinari banditi regolarmente, sia di valorizzare l'esperienza di lavoro accumulata almeno per tre anni da quanti oggi già insegnano ma sono precari.
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