Federauto: Artusi, evitare la spirale perversa dei dazi. Vanini, ridare certezza alla rete

di steris

3 min, 17 sec

Presidente: "I dazi non favoriscono i commerci, distorcono i mercati, rallentano la produzione, generano inflazione e ricadono sull’occupazione"

Federauto: Artusi, evitare la spirale perversa dei dazi. Vanini, ridare certezza alla rete

"I dazi decisi da Donald Trump riguardano in varia misura tutti i paesi che esportano negli Stati Uniti, ma colpiscono in particolare il settore auto europeo, già penalizzato da una decarbonizzazione che si muove sul terreno dell’ideologia anziché su quello del realismo. Ed è proprio sul piano del pragmatismo che l’Europa e l’Italia devono misurare le loro risposte all’iniziativa di Washington". Lo ha dichiarato il presidente di FEDERAUTO, Massimo Artusi, commentando le ultime misure decise dall’amministrazione statunitense in materia di scambi commerciali.

"Noi siamo sempre stati contrari a guerre daziarie", ha continuato Artusi, "perché, dietro le illusioni muscolari che le motivano, esse provocano solo disastri: soprattutto in un mondo ormai globalizzato, come quello che viviamo, i dazi non favoriscono i commerci, distorcono i mercati, rallentano la produzione, generano inflazione e ricadono sull’occupazione".

"Il settore dell’automotive", ha detto ancora il presidente di Federauto, "ne è un paradigma: i dazi peseranno in negativo sulle auto europee esportate negli USA, su quelle fabbricate negli USA da produttori europei e su quelle dei produttori americani che utilizzano componentistiche europee. A questo quadro bisogna aggiungere l’impatto diretto sulla componentistica e quello, indiretto, sulla logistica che sarà sicuramente rallentata, complicata e resa più costosa per le procedure di frontiera. Si tratta di un ventaglio di ricadute così ampio che è difficile oggi prevederne il peso reale, al di là delle prime reazioni delle borse che hanno immediatamente mostrato con drammatica chiarezza di non gradire queste misure".

"Proprio partendo dalle prime risposte dei mercati finanziari", ha continuato Artusi, "ci auguriamo che l’Unione europea sappia trovare una risposta univoca e capace di disinnescare la spirale perversa dei dazi incrociati, attraverso una mediazione efficace che in particolare sul vitale settore dell’automotive riesca a trovare un accordo di libero scambio o quanto meno a ridurre il peso dell’imposizione daziaria, compensandola anche con misure non tariffarie – a cominciare dall’ormai attesa revisione dei target e degli standard del Green Deal – che mantengano la competitività dell’industria automobilistica europea e riportino il cliente-consumatore al centro delle politiche del settore".

Il vice presidente di FEDERAUTO, Plinio Vanini, ha aggiunto che "per il solo comparto dei concessionari, l’impatto dei dazi va calcolato nella misura di un occupato in meno per ogni mille autoveicoli di diminuzione delle vendite. Il che vuol dire", ha aggiunto, "che un calo di 50 mila veicoli mette a repentaglio 3 mila posti di lavoro. Si tratta di una prospettiva preoccupante", ha continuato Vanini, "che mette in ulteriore grave difficoltà il settore della distribuzione degli autoveicoli, già sottoposto a forti tensioni determinate dall’introduzione dell’agenzia e dall’impatto delle normative sulla transizione energetica che – se dovessero prevalere – colpirebbero pesantemente un comparto che dà lavoro a oltre 90 mila persone tra dipendenti diretti e indiretti".

"Sarà perciò necessario», ha aggiunto Vanini, «intervenire immediatamente anzitutto per neutralizzare le politiche del Green Deal perseguite dalla Commissione UE il cui tenore non è sostenuto dal mercato. Ma anche con misure che diano al nostro settore quella certezza di cui ha bisogno per garantire non solo i livelli di occupazione, ma anche il servizio ai cittadini. In questo senso sarà necessario semplificare le troppe e onerose regolamentazioni a cui è sottoposto l’automotive – in particolare per quanto riguarda gli standard di sicurezza, le normative sulle emissioni e le procedure di omologazione – e individuare nuove iniziative che stimolino il mercato interno, in modo da creare un circuito virtuoso che non penalizzi i cittadini-consumatori, sui quali rischia di scaricarsi l’effetto finale di questa guerra commerciale, che non potrà che essere una contrazione del mercato e un  conseguente invecchiamento del parco: che vuol dire più inquinamento, più climalteranti e meno sicurezza".

Per restare sempre aggiornati sulle principali notizie sulla Liguria seguiteci anche su Whatsapp, su Instagramsu Youtube e su Facebook.