Funivia Stresa, il gip scarcera il gestore e il direttore dell'impianto
di Marco Innocenti
Respinta la richiesta di custodia cautelare in carcere per i tre arrestati: il caposervizio Tadini agli arresti domiciliari
Devono essere scarcerati Luigi Nerini ed Enrico Perocchio. A Gabriele Tadini, invece, devono essere concessi gli arresti domiciliari. Sono le decisioni prese ieri dal gip di Verbania Donatella Banci Buonamici, nei confronti del gestore, del direttore e del caposervizio della funivia Stresa-Mottarone. Il giudice ha infatti respinto la richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dal sostituto procuratore Olimpia Bossi per i tre fermati nella notte fra martedì e mercoledì. "Questa è chiaramente la fase cautelare, il procedimento è alle sue fasi iniziali, io ero convinta altrimenti non avrei fatto la richiesta", il commento di Bossi.
Dalle dichiarazioni dei dipendenti della funivia del Mottarone, tutte riportate nell'atto, "appare evidente il contenuto fortemente accusatorio nei confronti del Tadini", il caposervizio dell'impianto, perché "tutti concordemente hanno dichiarato che la decisione di mantenere i ceppi era stata sua, mentre nessuno ha parlato del gestore o del direttore di servizio". Lo scrive il gip di Verbania, Donatella Banci Buonamici, nell'ordinanza con cui ha disposto i domiciliari per Tadini e ha rimesso in libertà gli altri due fermati, spiegando che quelle dichiarazioni "smentiscono" la "chiamata in correità" fatta da Tadini.
"Sono contento di tornare dalla mia famiglia, ma sono disperato per le quattordici vittime - ha detto il direttore di esercizio della funivia del Mottarone, Enrico Perocchio, lasciando il carcere di Verbania dopo che il gip lo ha rimesso in libertà - L'errore è stato mettere i forchettoni per ovviare ad un problema che si sarebbe risolto. Se avessi saputo che erano stati messi non avrei avvallato la scelta, in carcere stavo male per le persone mancate e per la mia famiglia".
"Tutte le manutenzioni sono state fatte - ha poi aggiunto - ora vedremo dalle analisi, io quel giorno sono partito immediatamente appena ho saputo della strage, mi sono sentito morire quando ho saputo delle accuse dei pm, ho sentito come un macigno addosso". Ha chiarito che "fisicamente non toccava a me guardare" se i forchettoni sui freni erano rimasti inseriti. "Non so perché Tadini abbia detto che io ho avvallato la sua scelta", ha proseguito spiegando ancora che "questa tragedia la ricorderò tutta la vita". Perocchio ha detto inoltre di non avere "mai ricevuto da Nerini, pressioni per mantenere la funivia aperta".
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