Genova: ai Giardini Luzzati tre giorni di eventi nel 50° anniversario del colpo di Stato in Cile

di Redazione

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Santiago, 11 settembre 1973: le forze armate depongono Allende, che morirà nel palazzo della Moneda, instaurando una dittatura guidata dal generale Pinochet

Genova: ai Giardini Luzzati tre giorni di eventi nel 50° anniversario del colpo di Stato in Cile

Da venerdì 8 a domenica 10 settembre i Giardini Luzzati ospiteranno tre giorni di incontri, musica, cinema e mostre per riflettere sui 50 anni dal golpe cileno. La kermesse è organizzata da Fondazione Diesse, Giardini Luzzati, Goodmorning Genova, Il Cesto, Sestiere del Molo, Associazione per un Archivio dei Movimenti. Immagini e parole per ricordare a Genova l'altro 11 settembre, per ricostruirne la memoria e per discutere anche del mutamento sociale e della politica, della crisi della democrazia e del suo futuro.

A Santiago, l'11 settembre 1973, le forze armate deposero il presidente Salvador Allende, (nella foto) eletto tre anni prima sulla base di un programma socialista ispirato alle convinzioni del leader, secondo marxista arrivato al governo di un Paese occidentale con libere elezioni dopo il risultato del 1948 del cecoslovacco Klement Gottwald, che peraltro dopo aver ottenuto il 38% dei voti (massimo dato elettorale di sempre di un partito comunista) aveva rapidamente trasformato Praga in un protettorato sovietico. Secondo molti storici, dietro l'azione di forza dei militari cileni c'era la Casa Bianca, con il presidente Richard Nixon e il segretario di Stato Henry Kissinger convinti di dover impedire a tutti i costi, nella propria sfera di influenza reciproca a quella delle nazioni eurorientali soggiogate dall'URSS, che il Cile diventasse una nuova Cuba. Durante il colpo di Stato, lo stesso Allende morirà nel palazzo della Moneda, in circostanze mai chiarite ufficialmente.

Al posto del governo democraticamente eletto, che aveva avviato un programma di riforme civili e sociali all'avanguardia, venne instaurata una brutale dittatura guidata dal generale Augusto Pinochet, destinata a governare con le maniere forti, tra incarcerazioni di massa e sparizioni e soppressioni di migliaia di oppositori politici. Ancor oggi, l'attuale presidente Gabriel Boric promuove l'individuazione, possibile con le moderne tecniche di medicina legale, dei resti dei "desaparecidos" fatti scomparire in fosse comuni. La situazione del Cile venne vissuta con particolare partecipazione in Italia, dove nel dibattito politico il PCI accusava le forze di maggioranza di vagheggiare una soluzione non molto dissimile da quella effettivamente attuata a Santiago, tanto più che a Washington non avrebbero mai permesso che, dato lo scenario di guerra fredda e di divisione dell'Europa tra blocco occidentale e blocco sovietico con Roma marca di frontiera, una forza come il PCI, allora ligia alle direttive di Mosca, potesse andare al governo.

Il parallelismo tra quello che era accaduto in Cile e quello che sarebbe potuto accadere in Italia fu un argomento costante nel dibattito politico italiano, dal giorno del golpe di Santiago fino alla fine degli anni Ottanta.

Proprio la nazionale di calcio dell'URSS si rifiutò di giocare a Santiago per le qualificazioni al mondiale di calcio, consentendo alla squadra di casa di inscenare la famigerata "partita senza avversari". In Italia invece infuriò il dibattito se permettere o meno alla nazionale di tennis (Mario Belardinelli "grande vecchio", Nicola Pietrangeli capitano non giocatore, quindi i "quattro moschettieri" Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, Corrado Barazzutti e Tonino Zugarelli) di andare a Santiago per la finale della Coppa Davis 1976. Alla fine prevalse la volontà di governo, Coni e Fit di non privare i tennisti italiani di un'occasione unica, ma Panatta e Bertolucci giocarono il doppio indossando magliette significativamente rosse.

Cinquant'anni dopo, Genova ricorda i fatti di Santiago. Si parte venerdì 8 settembre alle 16 con l'apertura delle mostre Hector "Mono" Carrasco, 50 años pintando - alla presenza dell'autore - e Sui muri e nelle piazze con manifesti dell'epoca conservati dall'Archimovi, mentre in salita Mascherona saranno in mostra le immagini del Cile di Salvador Allende di Paola Agosti Il Cile dell'Unidad Popular.

Alle 16,30 il documentario dedicato ad Allende, Compañero Presidente e alle 17,30 l'incontro con Marcello Flores, docente Storia Contemporanea Università di Siena. Alle 19 sarà il poeta Antonio Arévalo, curatore del padiglione del Cile alla Biennale di Venezia a ricordare la poetica e l'impegno politico di Paolo Neruda.

La giornata si concluderà alle 21 con Hector "Mono" Carrasco, muralista cileno, che dialogherà sul tema Dal muralismo alla street art. Sabato 9 settembre alle 10 documentario Cile '73 Anatomia di un colpo di stato a seguire l'incontro La lezione del Cile e la sinistra con Livia Turco e Giangiacomo Migone e Edmondo Montali della Fondazione Giuseppe Di Vittorio.

Alle 18 incontro con Marco d'Eramo, "Dai Chicago boys alla globalizzazione neo liberista", poi collegamento con Claudio Agüero da Santiago del Cile che dialoga con Paolo Comanducci (UniGe). Alle 21 Marco Mastrandrea ed Elena Basso affrontano il tema della memoria in Archivio Desaparecido. Domenica 10 settembre Paolo Hutter affronterà il tema della memoria "Quell'11 settembre e la memoria di una generazione". Gli incontri riprendono alle 16.

Alle 21 musica con Guido Festinese che racconta Violeta Parra, Victor Jara e la Nueva Canción Chilena e a seguire Concerto con i musicisti cileni Antonio Toño Pérez Montoya, Selina Pérez Pulgar, Hugo Leyton Raymond.

In giornata, nel corso del convegno "L'eredità di Salvador Allende", il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo osserva: "A cinquanta anni dal golpe in Cile ricordiamo Salvador Allende come eroe della democrazia e del socialismo".

"L'anniversario del golpe cileno dovrebbe ricordare ai tanti convertiti all'atlantismo che gli Stati Uniti non possono ergersi a campioni della democrazia - ha detto Acerbo -. Il golpe di Pinochet fu diretto dalla Cia e non fu l'unico. Allende e migliaia di socialisti e comunisti cileni, tra cui il premio nobel Pablo Neruda, furono uccisi dagli Stati Uniti che imposero dittature militari in tutta l'America Latina e con il Plan Condor la più efferata repressione della sinistra e delle forze popolari". L'eredità di Allende "è viva in tutta l'America Latina dove la sinistra popolare ha resistito alle dittature, ha contrastato il neoliberismo e ha conquistato spazi di democrazia - ha concluso Acerbo - . Oggi ci sono governi di sinistra che continuano sulla via democratica al socialismo indicata da Allende"

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