Genova, al Carlo Felice grande successo per il "Rigoletto"
di Edoardo Cozza
La regia del compianto Rolando Panerai, ripresa e 'rinfrescata' dalla sua assistente Vivien Hewitt ha mantenuto ampia credibilità e coralità
Teatro Carlo Felice di Genova affollatissimo, il 13 maggio, per il "Rigoletto" verdiano, l'opera certamente più popolare di un cartellone che ha del resto puntato interamente su titoli di richiamo. Successo pieno per uno spettacolo che ha convinto sotto tutti gli aspetti. Indiscusso protagonista è stato il baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat, un Rigoletto straordinario. Voce potente e bellissima, governata con intelligenza e duttilità, l'artista ha regalato una prova trascinante tanto da ottenere applausi a scena aperta calorosissimi e autentiche ovazioni alla fine. Il suo "Cortigiani vil razza dannata" è risultato di forte tensione emotiva, i duetti con Gilda godibilissimi per l'eleganza del fraseggio e la nobiltà espressiva.
Un Rigoletto superbo, insomma, affiancato comunque da un cast di sicuro livello. La giovane Enkeleda Kamani si è rivelata una Gilda fresca, in possesso di doti vocali di prim'ordine, anche in questo caso amministrate saggiamente. Un'artista di cui si sentirà ancora parlare. Bene anche il Duca tratteggiato da Giovanni Sala, e sicuri nelle loro parti Riccardo Zanellato (Sparafucile) e Caterina Piva (Maddalena). Sul podio Jordi Bernacer ha assicurato una lettura estremamente incisiva. Buon equilibrio fra buca e palcoscenico, slanci lirici ben controllati, episodi drammatici accentuati con misura e senza eccessi plateali, Bernacer ha saputo sostenere con intelligenza le voci.
L'allestimento, già visto in varie occasioni negli anni scorsi, si avvaleva della regia del compianto Rolando Panerai, qui ripresa dalla sua assistente Vivien Hewitt che, mantenendo il bell'impianto scenico, ha riadattato lo spettacolo ai cantanti di oggi ottenendo personaggi credibili e un'azione corale ben costruita. Modifica più evidente la coreografia del primo atto affidata a Nicola Marrapodi. Unico piccolo intoppo in una serata festosa, il lungo cambio di scena nel primo atto, dovuto probabilmente a qualche inconveniente tecnico, che ha costretto in pratica a un intervallo imprevisto.
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