Genova, la prima di "Lemnos" alla sala Mercato del Teatro Modena è un successo
di Redazione
La regista Giorgina Pi unisce la classicità, con il Filottete di Sofocle, e la storia contemporanea, con gli antifascisti deportati al confino
Applausi calorosi per uno spettacolo in grado di unire la classicità e la storia contemporanea. Ieri sera, alla sala Mercato del Teatro Modena di Genova, prima assoluta di "Lemnos", produzione del Teatro Nazionale con l'intelligente regia di Giorgina Pi, che già lo scorso anno aveva collaborato con il teatro prendendo parte al G8 Project con "Sherpa". La protagonista è l'attrice greca Alexia Sarantopoulou, coadiuvata da Gaia Insenga, Giampiero Judica, Aurora Peres e Gabriele Portoghese, tutti dotati di grande verve.
Lo spettacolo, emotivamente di grande impatto, parte dal "Filottete" di Sofocle per ricordare le storie degli antifascisti deportati nelle isole del confino, come Lemnos, dal 1946 al 1974. La regista da alcuni anni lavora sulla Grecia e il mito, incrociando passato e presente e rileggendo la storia attraverso una forte tensione etica. Il lavoro è interamente basato sulla parola, con il racconto in greco della protagonista che riempie i vuoti e scopre un mondo lontano e vicino con una lucidità e un impatto drammatico ineludibile. Il palcoscenico è spoglio, ha qualche seggiola e un pianoforte, ed è calato in una semioscurità rotta soltanto dal taglio di luci laterali che da una parte illuminano di tanto in tanto un personaggio ma dall'altra nascondono gli altri.
Sullo sfondo la proiezione di un'isola greca deserta, il luogo di Filottete ma anche degli esiliati del XX secolo. In questa desolazione, gli spazi sono riempiti dalle parole pesanti di Filottete, dai lamenti di Neottolemo la cui onestà gli impedisce di ingannare il vecchio amico di suo padre, e dalle false argomentazioni di Ulisse. Alla fine dello spettacolo Sarantopoulou, partendo dal dramma dei deportati greci, invita il pubblico a riflettere sulla continuità che queste tragedie hanno nella storia dell'umanità, soffermandosi anche sulla stretta attualità.
La regista ha dichiarato: "Lemnos è un'isola. L'isola del confino, dell'esclusione. Il luogo dove sopravvivere è il sogno più impossibile. Ma è anche il solo posto in cui Filottete, dal margine, legge chiaramente il passato e riconosce da dove viene. Lemnos è un viaggio sulla tragedia che abitò alcune isole di confino greche creando, anche dopo la Seconda guerra mondiale, veri campi di concentramento in Europa, nel mar Egeo, per chi non rinnegava il proprio antifascismo. Un'epica della crudeltà, di cui non si conosce nulla."
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