Covid Genova, Cremonesi: "sì alla mascherina, no agli assembramenti"
di Redazione
Chi ha pochi sintomi o sintomi lievi non deve venire al Pronto soccorso ma fare riferimento al proprio medico di famiglia o al pediatra
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Secondo il dott. Paolo Cremonesi, direttore del Dipartimento funzionale Emergenza Accettazione (D.E.A.) degli Ospedali Galliera di Genova sono tre gli interventi necessari per dare una risposta ottimale all'attuale pressione dei Pronto Soccorso, problema non solo locale ma nazionale.
La riconversione di alcuni reparti ospedalieri per accogliere pazienti Covid non dimissibili, l'apertura di ospedali Covid e l'aumento numerico di strutture sul territorio a minor impegno assistenziale per pazienti o paucisintomatici o che non possono fare la quarantena a casa o che hanno appena superato la fase acuta dell'ospedale.
"Faccio il medico e cerco di curare al meglio tutti i pazienti che mi si presentano. Noi medici siamo una sentinella sensibile e ci basiamo sulle linee guida internazionali e su ciò che dice l'Istituto Superiore di Sanità e l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Non dobbiamo sottostimare la situazione, non dobbiamo allarmare la popolazione, dobbiamo lavorare con serietà e impegno, essere professionali ed equilibrati, evitare momenti di protagonismo e dare informazioni alla popolazione.
Il paziente covid o sospetto covid deve chiamare il 112 ma solo se ha sintomi importanti come grave difficoltà respiratoria.
Il filtro del territorio è molto importante. Occorre grande cautela nell'invio di pazienti.
Il Pronto Soccorso esegue tamponi solo ed esclusivamente a chi ha un problema serio e importante. Questo tipo di screening si fa sul territorio. Bisogna rivolgersi al medico di famiglia chem se lo ritiene, inserisce i pazienti in un programma che si chiama Polis. In questo modo il tampone verrà effettuato a domicilio.
I pazienti di questa seconda ondata di infezione sono più giovani e di età media compresa tra i 65 e i 67 anni ma ci sono anche i casi di ventenni o trentenni con broncopolmonite bilaterale e interstiziale che necessitano di ossigeno e ricovero.
Mi associo a tanti colleghi: c'è molta gente che ancora sottovaluta e sottostima la situazione.
Sì alla mascherina.
No agli assembramenti.
Sì alla distanza di almeno un metro.
Lavarsi spesso le mani.
A costo di risultare noiosi, dobbiamo rafforzare questi messaggi che ancora hanno difficoltà a passare e che sono utili per la collettività. Mi rendo conto delle difficoltà che hanno le amministrazioni a prendere certe decisioni.
Ma pensare a chiusure parziali o più ampie e temporanee, è utile per la salute della comunità".
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