Genova, teatro: "Pilade" di Pasolini sullo sfondo del G8 e delle Twin Towers, dal 5 al 7 aprile alla Corte
di Stefano Rissetto
La regista Giorgina Pi ha trasportato il testo dal dopoguerra agli albori del nuovo millennio
Una “tragedia del dopo”, in un mondo in cui non c’è più differenza tra vittoria e sconfitta. Dopo avere felicemente declinato il mito nella contemporaneità con gli spettacoli Tiresias e Lemnos, la regista Giorgina Pi (nella foto) e la compagnia Bluemotion presentano Pilade di Pier Paolo Pasolini, dal 5 al 7 aprile al Teatro Ivo Chiesa di Genova.
Coprodotto dal Teatro Nazionale di Genova con ERT – Emilia Romagna Teatro, dove è nato nell’ambito del progetto Come devi immaginarmi - ideato da Valter Malosti e Giovanni Agosti per mettere a confronto il lavoro dell’intellettuale bolognese con la nuova generazione di registi italiani - lo spettacolo è interpretato da Anter Abdow Mohamud, Ambra Chiarello, Sylvia De Fanti, Nicole De Leo, Nico Guerzoni, Valentino Mannias, Aurora Peres, Laura Pizzirani, Gabriele Portoghese. Le scene e i video sono della stessa Giorgina Pi, mentre l’ambiente sonoro è realizzato dal Collettivo Angelo Mai.
Pier Paolo Pasolini scrisse Pilade nel 1967, come una sorta di seguito dell’Orestea di Eschilo, dopo avere completato la traduzione delle tre tragedie dedicate alle gesta degli Atridi, affidatagli da Vittorio Gassman. Assolto dall’accusa di matricidio dal tribunale dell’Aeropago, Oreste rientra nella città di Argo e impone un regime ispirato al culto della dea della ragione Atena. Questo provoca lo scontro con la sorella Elettra e soprattutto con l’amico Pilade, il personaggio in cui l’autore si rispecchia e che finirà sotto processo per le sue idee.
Pier Paolo Pasolini ambienta la vicenda nel dopoguerra italiano, creando una tragedia dolorosa sull’incapacità della democrazia di applicare giustizia ed etica nel sistema capitalistico. Giorgina Pi e Bluemotion, insieme con Massimo Fusillo, la trasportano agli albori del nuovo millennio, cesura storica in cui la caduta delle Twin Towers, i movimenti no global e il G8 di Genova segneranno per sempre un’intera generazione.
"La scena è un parcheggio abbandonato dove i personaggi si ritrovano dopo un rave, le Eumenidi sono transessuali, Atena esce da una roulotte camerino del cinema, i contadini della tragedia sono lavoratori immigrati sfruttati, gli eroi non sono più capaci di agire perché tra vittoria e sconfitta non c’è più differenza" racconta la regista. "Come tradurre il senso di fallimento che permea questo testo? Cos’è per noi la fine di un’era? Lavorare su Pasolini oggi significa confrontarsi direttamente con un dopo-Pasolini, richiede un combattimento con il poeta stesso e con la fine del Novecento".
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