Governo, Conte ha deciso: revocata la delega al sottosegretario Siri
di Fabio Canessa
2 min, 57 sec
Contraria la Lega, ma il premier non arretra. Toti: "A rischio la divisione dei poteri"
È finita: Armando Siri non fa più parte del governo italiano. Il premier Giuseppe Conte ha mantenuto la parola e dopo un consiglio dei ministri di due ore e mezza ha adottato il decreto di revoca del mandato da sottosegretario.
È genovese, quindi, il primo espulso dell’era gialloverde. Già condannato nel 2011 per bancarotta fraudolenta, ora solo indagato per una presunta vicenda di corruzione che coinvolge esponenti della malavita siciliana attivi nel settore dell’energia. de. Una mossa annunciata, rivendicata dal Movimento 5 Stelle e digerita con notevole mal di pancia dalla Lega che però sceglie di andare avanti e di non far saltare il banco.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha portato al tavolo del Consiglio dei ministri le motivazioni che sono alla base dell'opportunità di revocare il sottosegretario Armando Siri. Lo si apprende da fonti di governo, a riunione in corso. Dopo il suo intervento è intervenuta la ministra della pubblica amministrazione Giulia Bongiorno che ha illustrato la posizione della Lega. Già nei giorni scorsi si era spesa per la linea contraria alle dimissioni.
Per il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti la revoca delle deleghe al sottosegretario Armando Siri è "una decisione brutta" soprattutto "per la storia della divisione dei poteri". Lo ha detto a margine di un incontro stampa. "Diventa complicato garantire l'autonomia della politica di questo paese se una persona che riceve un avviso di garanzia deve lasciare il proprio incarico ancor prima del rinvio a giudizio, ancor prima del primo grado di giudizio - ha spiegato Toti -. Non dico per un terzo grado di giudizio passato in giudicato, perché sembra di essere un nostalgico o desueto, ma almeno qualche cosa in più di un avviso di garanzia".
Dibattito allargato praticamente a tutti i ministri in Cdm sul caso del sottosegretario Armando Siri. Dopo gli interventi dei due "avvocati", il premier Giuseppe Conte e il ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, al tavolo del consiglio sull'opportunità della revoca di Siri, a quanto si apprende, sono intervenuti diversi ministri del M5S e della Lega, a cominciare dai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
I ministri 5 Stelle - tutti presenti, da Riccardo Fraccaro a Alberto Bonisoli a Barbara Lezzi - sono entrati in blocco nella sala del Consiglio alle 9:45, ad eccezione di Luigi Di Maio. I leghisti, tutti presenti anche loro, da Gian Marco Centinaio a Giulia Bongiorno, sono cominciati ad entrare alla spicciolata nella stessa sala a partire dalle 10:20, stessa ora alla quale ha fatto ingresso anche il vicepremier Matteo Salvini.
Poco dopo è stato l'altro vicepremier, Luigi Di Maio, ad entrare nella sala del Consiglio. Ultimo a sedersi al tavolo del Cdm il premier Giuseppe Conte, entrato poco dopo le 10.30. Sono assenti i ministri Giovanni Tria ed Enzo Moavero.
Prima della riunione Salvini ha riunito i ministri della Lega nell'ufficio di Giancarlo Giorgetti. Non ci sarebbero stati contatti diretti, in mattinata, tra M5s e Lega.
Durante la riunione dopo un tweet con la foto della figlia, Matteo Salvini pubblica un altro post mentre è ancora in corso la riunione del Cdm, stavolta per rilanciare la raccolta di firme per la castrazione chimica. "Dopo il grande successo di sabato e domenica, nonostante pioggia e maltempo - scrive il vicepremier e ministro dell'Interno - anche questo fine settimana raccolta firme a sostegno della proposta della Lega per la castrazione chimica per pedofili e stupratori". "Il Parlamento - aggiunge - non potrà far finta di nulla. Vi aspetto".
Prima del Cdm il blog delle stelle ha rilanciato l'appello di Luigi Di Maio a chiedere a Siri di lasciare.
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