Guerra in Ucraina, l'arcivescovo di Genova Tasca: "La Chiesa è a favore della legittima difesa"
di Anna Li Vigni
La dichiarazione durante la Marcia della Pace in corso a Genova. "Poi si deve aprire una discussione sull'uso delle armi, e su quali sono di legittima difesa e quali no"
"Noi ci focalizziamo su una guerra che è veramente terribile ma pensiamo a quante guerre ci sono nel mondo di cui nessuno purtroppo parla". Così l'arcivescovo di Genova Marco Tasca parlando a margine della marcia per la pace che si è svolta oggi pomeriggio a Genova organizzata da Pax Christi con numerose associazioni del mondo laico ed ecclesiale genovese e ligure tra cui il Calp, l'Anpi, la Comunità San Benedetto al porto, Libera Liguria, Centro Italiano Femminile, The Weapon Watch, Agesci Liguria, Arci Genova, Acli Liguria, Genova Aperta alla Pace.
"La posizione della Chiesa la prendo dal catechismo della Chiesa cattolica e dal Compendio della dottrina sociale della chiesa. La legittima difesa è una realtà. Il punto, semmai, è con quali armi mi difendo? Sono armi davvero per la legittima difesa mia e della mia gente o altro? Credo che questa sia la domanda più seria che possiamo farci. Non so se siano armi legittime o no, non sono un esperto di armi. Il punto cruciale è stabilire se queste armi servono per difendere me stesso, la mia gente, o per offendere in qualche maniera qualche altro. Questo saranno gli esperti a dirlo", ha aggiunto l'arcivescovo Tasca.
In merito alla posizione dei lavoratori del porto di Genova che si sono rifiutati di caricare le cosiddette 'navi delle armi' ha aggiunto: "I lavoratori del porto hanno fatto benissimo, anche con tutte le motivazioni morali che ci sono, ma il motivo fondamentale è quello della illegalità". Il vescovo di Savona Calogero Marino ha invece affermato che "da questa situazione ne usciremo non trafficando ulteriormente armi ma proponendo e pensando una cultura diversa che parta innanzi tutti dall'ascolto delle vittime". Ha quindi aggiunto che "Grazie ai fotografi e ai giornalisti in questi giorni abbiamo visto tanti volti di bambini, vecchi e donne sfigurati dalla sofferenza e dal dolore della guerra, soldati dell'una e dell'altra parte, donne anziane in fuga. Noi costruiremo la pace nella misura in cui innanzitutto sapremo guardare il volto dei fragili e delle vittime. A partire da quello sguardo capiremo quali sono i percorsi più adeguati per costruire la pace".
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