Il retroscena della 'mini Gronda', l'ultima carta di Toninelli prima della resa
di Fabio Canessa
2 min, 6 sec
Dopo 8 mesi Alice Salvatore porta il progetto a Roma, ma la Lega pone il veto e il ministro traballa
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L'idea era stata lanciata otto mesi fa durante un incontro in Valpolcevera, il 17 novembre 2018. E oggi è probabilmente l'ultima carta in mano al ministro Toninelli per fermare l'opera. E per salvare la poltrona.
La chiamano 'mini Gronda', una versione ultra light che prevede solo il raddoppio della A7 nel tratto urbano, eliminando la bretella Voltri-Bolzaneto e sostituendola con un prolungamento della strada Guido Rossa fino a Multedo. I grillini genovesi, capeggiati da Alice Salvatore, hanno quindi rispolverato il progetto e lo hanno consegnato a Roma. Ma le possibilità di successo sono scarse.
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A Telenord ne parlammo il 19 novembre 2018. Deus ex machina dell'iniziativa era Alfredo Perazzo, giovane ingegnere esperto di trasporti, in posizione assai delicata perché membro del team di saggi del vicesindaco Stefano Balleari, espressione di una giunta da sempre favorevole alla Gronda. All'epoca, però, non se ne fece nulla. Il progetto sarebbe arrivato al ministero solo negli ultimi giorni.
Le voci romane dicono che adesso quel documento sarebbe l'ultimo appiglio rimasto a Toninelli per opporre resistenza ed evitare l'ennesima sconfitta politica dopo lo sblocco del Tav annunciato dal premier Conte.
E però, se da una parte il M5s tenta in extremis di trovare una soluzione di compromesso, dall'altra la Lega ha già posto il veto sulla variante 'mini'. Le ragioni sono molteplici: il progetto è un semplice esercizio di fantasia e non ha mai seguito alcun iter, non sono noti i costi di realizzazione e nemmeno chi dovrebbe sostenerli, il tracciato della strada a mare 'allungata' a margine di Sestri Ponente interferirebbe con ferrovie e proprietà private.
Inoltre, come confermano più fonti vicine al ministero, l'analisi costi-benefici sulla Gronda di Genova è già stata completata e ha dato esito positivo. Toninelli va ripetendo che non si può decidere finché non si risolve il nodo della concessione ad Autostrade, ma in base al principio di continuità amministrativa il nuovo concessionario dovrebbe comunque assumersi gli obblighi del precedente, tra cui i 4,6 miliardi per il raddoppio della A10.
Nelle prossime ore il tema sarà al centro di incontri di fuoco a Roma. E non è da escludere che quello della fantomatica 'mini Gronda' diventi uno degli ultimi dossier in mano a Toninelli. Da tempo si parla di un rimpasto necessario a trascinare l'esecutivo almeno fino a Natale. I leghisti non vogliono mettere le mani sul dicastero, ma avere un interlocutore più disponibile a trattare. I nomi in lizza sono quelli di Stefano Patuanelli e Mauro Coltorti.
Fabio Canessa
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