La Spezia, raccolta di firme a sostegno del consigliere Lombardi: si definì "comunista", FdI chiede le dimissioni
di Riccardo Testa
Più di 250 firme e molti commenti sui social network in sostegno al rappresentante della lista civica "Spezia Bene Comune"
Una baruffa politica che porta in sé il sapore (acre) dei tempi moderni: in consiglio comunale a La Spezia, nel corso di un dibattito sulle "carriere alias", dopo che l'opposizione è stata definita antidemocratica nel contesto di un botta e risposta sull'argomento, il consigliere Massimo Lombardi, prendendo la parola, si è difeso dicendo: «Io non sono democratico, ma comunista, e conosco l'importanza del confronto fra le idee».
Apriti cielo: il gruppo locale di Fratelli d'Italia si è espresso con una nota, che cita: «Parole gravissime, che rendono il senso di come una parte della sinistra, evidentemente estremista, affronti e intenda la vita politica cittadina e non solo. Oggi è stata calata la maschera di demagogia ed emergono la reale indole e le prospettive di taluni personaggi». Sottolineando che «farebbe bene ad allontanarsi dalla vita politica».
Le forze civiche e di sinistra hanno capitalizzato il dissenso raccolto dall'espressione della maggioranza, rendendo a loro volta pubblica una nota di commento alla richiesta di dimissioni: «Lombardi incarna valori diametralmente opposti all'antidemocrazia. A Fratelli d'Italia, vogliamo ricordare come furono i partigiani antifascisti, molti di loro comunisti, che permisero all'Italia di uscire da un ventennio di dittatura, fame e povertà e riconquistare la libertà. Che a siglare la Costituzione e a dar vita alla Repubblica furono anche i comunisti». Con la nota è stata inaugurata una raccolta di firme in sostegno del consigliere.
Per Luca Comiti, segretario provinciale di CGIL per La Spezia, Lombardi «sta svolgendo un lavoro importante per la crescita democratica della città, e non crediamo proprio che una formazione politica che ha ancora la fiamma tricolore nel simbolo possa dare lezioni di democrazia a chicchessia»
L'episodio non è passato inosservato a livello nazionale. Anche il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo ha commentato la vicenda: «Non prendiamo lezioni di democrazia dai nostalgici del fascismo - ha scritto - Facciamo presente ai nipotini di Mussolini e Almirante che in Italia dichiararsi comunista non è ancora reato. Lo è stato per un ventennio, che si concluse con centinaia di migliaia di morti e il Paese in macerie».
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