Liguria e mafie, Traverso (Siap): "Chi non ne parla aiuta i boss"

di steris

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“Le mafie oggi sono flessibili, adattabili, capaci di infiltrarsi ovunque vi siano fondi pubblici e appalti"

Liguria e mafie, Traverso (Siap): "Chi non ne parla aiuta i boss"

La mafia in Liguria non è più una presenza silenziosa e marginale. È una realtà strutturata, che si muove dentro l’economia legale, si infiltra nei grandi cantieri, gestisce traffici internazionali e approfitta del silenzio delle istituzioni.

A lanciare l’allarme è Roberto Traverso (nella foto), segretario del SIAP (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia), che in un intervento durissimo denuncia l’assenza di una vera reazione politica e istituzionale.  “Chi non parla di mafia, finisce per aiutarla”, scrive Traverso. “Il silenzio di chi governa Genova e la Liguria è una pericolosa anomalia.”

Secondo le analisi della DIA e delle forze dell’ordine, il radicamento mafioso in Liguria è profondo e articolato. La 'ndrangheta, in particolare, controlla tre “locali” principali: Genova, Lavagna e Ventimiglia. Il capoluogo ligure è gestito dalla famiglia Gangemi, in collegamento diretto con il Crimine reggino, mentre Ventimiglia funge da ponte operativo verso la Francia.  Ma non è tutto. Camorra e Cosa Nostra hanno trovato spazio nei settori della logistica, edilizia e ristorazione, e collaborano con la 'ndrangheta quando serve. Il legame che le unisce è il denaro. “Le mafie oggi sono flessibili, adattabili, capaci di infiltrarsi ovunque vi siano fondi pubblici e appalti”, avverte Traverso.

Il riferimento è chiaro: i grandi cantieri liguri e i progetti legati al PNRR sono ad alto rischio.  Solo nei primi mesi del 2024 la DIA ha effettuato 21 accessi nei cantieri della regione, 11 dei quali a Genova, rilevando numerose criticità. L’allarme riguarda anche il Porto di Genova, divenuto uno snodo centrale per il traffico di cocaina: il 40% di quella sequestrata in Italia passa da qui. E anche La Spezia e Vado Ligure sono coinvolte nella rete.  Nel centro storico genovese, invece, il controllo dello spaccio al dettaglio è nelle mani di gruppi criminali stranieri – marocchini, senegalesi, ecuadoriani e gambiani – che approfittano della posizione geografica della Liguria lungo le rotte della droga dal Marocco.  “La mafia prospera nel degrado, nella marginalità, nell’assenza dello Stato. Ma in tutto questo, la politica tace”, denuncia Traverso.

Il segretario del SIAP sottolinea come, di fronte a un quadro così critico, la risposta delle istituzioni locali sia stata pressoché nulla. “È grave che chi governa da anni Genova e la Regione Liguria continui a ignorare il problema. Questo atteggiamento indebolisce il lavoro di chi ogni giorno rischia in prima linea.”  Tra le priorità, Traverso indica la necessità urgente di un coordinamento reale tra tutte le forze dello Stato – Polizia, Carabinieri e Polizia Locale – che oggi agiscono spesso in modo disgiunto. “La Polizia Locale ha professionalità importanti, ma deve essere inserita in un piano organico. Le azioni scollegate non fanno massa critica.”

Altro punto cruciale è il recupero sociale e umano delle periferie, terreno fertile per le mafie. “Lì dove mancano servizi, cultura e opportunità, arriva la criminalità a riempire il vuoto.” In quest’ottica, Traverso accoglie positivamente il programma della candidata sindaca Silvia Salis, che ha messo al centro del dibattito sicurezza, degrado e coesione sociale. “Finalmente una visione ampia, concreta.”  All’opposto, Traverso boccia le narrazioni rassicuranti basate su statistiche che “non riflettono la realtà vissuta quotidianamente dai cittadini”. E accusa: “Le mafie oggi distruggono il futuro di intere generazioni, non solo di giovani. La dipendenza da sostanze colpisce anche le fasce adulte. Servono risposte vere.”

Infine, l’appello sul fronte risorse: “Gli organici della Polizia di Stato a Genova sono sotto la soglia di allerta. Servono più investigatori, non militarizzazione. Genova ha bisogno di prevenzione, non di continui servizi di ordine pubblico come Roma o Milano.”  E conclude: “Questa battaglia si vince solo con un’azione coordinata, quotidiana, strutturata. Servono idee, risorse e soprattutto la volontà politica di guardare in faccia la realtà. Perché ignorare la mafia, oggi, significa diventarne complici.”

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