Morte Papa Francesco, il saluto di Bagnasco per la visita del 2017: "Grazie per una giornata che Genova non dimenticherà"
di R.P.
Otto anni fa il Pontefice era stato nella nostra città e l'allora arcivescovo lo aveva ringraziato a fine della Messa a Piazzale Kennedy
"Grazie per una giornata che Genova non dimenticherà". Così il cardinale Angelo Bagnasco, allora arcivescovo di Genova, alla fine della visita del 27 maggio 2017 aveva salutato Papa Francesco.
Santo Padre, ci siamo preparati a lungo per questo incontro con Lei. Lo abbiamo tanto desiderato, e ci siamo preparati con il cuore, volendo che non fosse soltanto un evento importante per la cronaca, ma soprattutto un evento di grazia. E così è stato. Questa sera, dal cuore sgorga un’unica parola: grazie. Grazie per questa giornata. Genova la porterà per sempre scritta nel proprio cuore. Non la dimenticheranno le famiglie dei disoccupati, che si sono sentite interpretate dalle sue parole, quelle parole che ci ricordano che, quando manca il lavoro del lunedì, la domenica non è mai pienamente vissuta. Non la dimenticheranno operai e imprenditori, ai quali ha ricordato quanta dignità c’è in un lavoro che rispetti, promuova e valorizzi la persona. Non la dimenticheranno i nostri sacerdoti, i nostri religiosi, a cui ha chiesto di assumere lo stile di Gesù e di vivere tutto nella duplice chiave dell’incontro con il Padre e con gli altri. Ci ha ricordato la concretezza del popolo di Dio che si manifesta nella diocesi, una santità radicata nel territorio e nella storia, con la disponibilità a servire in tutte le periferie — da quelle della povertà a quelle del pensiero. Non la dimenticheranno i nostri giovani, che ha invitato a non restare turisti della vita, ma a guardarla in faccia, vincendo la superficialità, per costruire una normalità diversa, rispetto a quella veicolata da una cultura che spesso è contro l’uomo. Ci ha chiesto un impegno che richiede la capacità di scrutare l’orizzonte e andare al largo con coraggio, giocando la vita, con speranza. Mi permetta di sottolineare due splendide immagini: l’orizzonte e il coraggio di andare al largo, così vicine a noi, gente di mare. Non la dimenticheranno i bambini e i genitori provati dalla sofferenza, come pure quanti — con passione e competenza, e Lei lo ha visto — si dedicano alla loro cura. Nella Sua visita hanno trovato motivo di incoraggiamento per proseguire questa delicata opera, spinti dalla carità che rende viva la fede, e con rinnovata disponibilità a chinarsi ogni giorno con tenerezza sulle fragilità dei piccoli pazienti e delle loro famiglie. Veri eroi. Non la dimenticheranno le istituzioni civili e militari, i volontari, innumerevoli, che con prontezza, generosità e spesso in modo silenzioso e umile, hanno reso possibile a tutti l’incontro con Lei. Ora si congeda da noi con il cuore colmo di sentimenti ed emozioni che riportano a storie antiche. Siamo felici che Lei abbia visto e riconosciuto il nostro porto. Sappiamo che nel Suo cuore di padre e di figlio si sono mossi tanti ricordi. Da questo porto partirono i suoi nonni, il suo futuro papà, in cerca di fortuna — come tanti allora, e forse ancora oggi, anche se in forme diverse. Noi ci stringiamo a Lei con una duplice promessa: La prima, è l’impegno di gettare ogni giorno l’ancora in Dio, secondo le sue indicazioni. Un’immagine eloquente, suggestiva, soprattutto per noi: gettare l’ancora ogni giorno in Dio, rinnovando così la fiducia nella Sua presenza tra noi. "Non temete, sono con voi tutti i giorni", ci ha ricordato. E con questo, anche la responsabilità di intercedere con la forza mite della preghiera. La seconda promessa attinge alla nostra identità. Siamo liguri, gente schiva, discreta, operosa. A volte sembriamo un po’ “orsi”... Dicevo che siamo come motori diesel: partiamo lentamente, ma poi ci mettiamo in moto e ci facciamo sentire. Siamo gente di mare, che dal porto di Genova vede ancora oggi tanti giovani partire in cerca di un domani. E allo stesso tempo, vede arrivare generazioni in fuga dalla fame, dalla violenza, dalla guerra. Il nostro è ancora un porto aperto — e sempre lo sarà — per andare e per accogliere. Santità, Le assicuriamo che ciascuno di noi continuerà a fare la propria parte affinché Genova rimanga una città accogliente, solidale, fraterna, una città generosa. Vorremmo, per concludere, che ogni volta che guarderà il mare, non pensi soltanto alla Sua Buenos Aires, ma anche alla nostra Genova — alla Sua Genova — a Genova nella sua bellezza, nel suo splendore, come l’ha vista dall’alto: una perla splendente, avvolta dal vento. Genova è fatta di vento, di mare e di monti, di cielo e di terra. È una perla con ancora tante potenzialità da esprimere, sul piano ecclesiale, sociale e culturale. Da oggi, con la Sua parola, il Suo esempio, i Suoi gesti, la Sua persona, ci ha dato un forte impulso: una decisione più grande, una fiducia più profonda. Perché Genova, come città e come Chiesa, insieme a tutta la Liguria e ai confratelli vescovi, possa riprendere il largo per il bene di tutti. Grazie, Santo Padre.
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