Pazienti oncologici: il 20% muore per malnutrizione prima che per il tumore
di Marco Innocenti
Aumenta di 2,6 volte il tasso di mortalità, di 3 volte le complicanze e del 30% la durata della degenza in ospedale
La malnutrizione in ambito oncologico ha un riconosciuto impatto negativo sia sugli outcome clinici che sulla spesa sanitaria. Si tratta di un problema molto frequente, che incide negativamente sulla praticabilità e l’efficacia delle terapie, sulla sopravvivenza e sulla qualità di vita dei pazienti. I dati parlano chiaro: la malnutrizione aumenta di 2,6 volte il tasso di mortalità, di 3 volte il tasso di complicanze e del 30% la durata della degenza. I pazienti malnutriti rispondono meno alle terapie, in particolare a quelle oncologiche e, in media, ricorrono maggiormente a ricoveri ospedalieri. Si stima che il 20% dei pazienti oncologici muoia per le conseguenze della malnutrizione prima ancora che per la progressione del tumore.
Nonostante tali implicazioni cliniche ed economiche la malnutrizione per difetto è largamente sottovalutata: in Italia lo screening per la valutazione dello stato nutrizionale viene scarsamente utilizzato al momento della diagnosi del paziente e, anche in ospedali virtuosi, non viene effettuato in maniera sistematica. Il tema della malnutrizione in oncologia è stato affrontato nella sessione della Summer School 2021 di Motore Sanità, “Onconnection: dalla solitudine del paziente alla solitudine dell’oncologo” da Marco Alghisi, Presidente Union Food e BEO Nestlè Health Science.
Secondo gli studi, una valutazione nutrizionale fin dalla diagnosi della malattia e la corretta gestione della terapia di supporto, partendo dal counseling nutrizionale fino all’utilizzo della nutrizione artificiale, consentono di prevenire o trattare efficacemente la malnutrizione, con ricadute positive in termini clinici e anche gestionali ed economici. Da studi farmacoeconomici è emerso che trattare e limitare la malnutrizione riduce in maniera significativa i costi sanitari.
La comunità scientifica è concorde nell’affermare che la Nutrizione clinica è una branca medica di fondamentale importanza per il miglioramento della salute della popolazione e della qualità delle cure, cui occorre riservare i giusti investimenti nell’ambito della formazione, della comunicazione ed economici. Ciò nonostante la maggior parte degli Alimenti a Fini Medici Speciali per la nutrizione orale non è ancora riconosciuta nei Livelli Essenziali di Assistenza neanche per il paziente oncologico.
“La quasi totalità degli Alimenti a Fini Medici Speciali per la nutrizione orale (Supplementi Nutrizionali Orali) non è ancora riconosciuta nei LEA neanche per il paziente oncologico che ne potrebbe avere un sicuro beneficio – ha spiegato Marco Alghisi - Alcuni prodotti in commercio hanno dimostrato di essere in grado di abbattere del 60% i tassi di abbandono dei percorsi radio/chemio da parte dei pazienti. Altri prodotti, immunonutrienti, hanno dimostrato clinicamente di essere in grado di modificare il microambiente cellulare tumorale. La scarsità delle risorse, la mancata organizzazione in team, la carenza di dati condivisi e la poca conoscenza della materia ostacolano un approccio olistico al paziente”.
Solo alcune Regioni hanno attivato programmi di continuità di cura (ospedale-territorio) e la erogazione a carico del Servizio sanitario regionale di AFMS orali, con evidenti e ingiuste disparità di trattamento. “I pazienti hanno diritto e necessità di effettuare gli screening nutrizionali al momento del loro accesso nelle strutture del Servizio sanitario nazionale, per una corretta diagnosi del loro stato nutrizionale, nonché per una appropriata presa in carico da parte di medici esperti nell’ambito della nutrizione clinica” ha concluso Marco Alghisi.
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