Plastica in mare, allarme Wwf: davanti alla Liguria animali 5 volte più contaminati
di Fabio Canessa
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A Genova il primo Ocean Race Summit: "Bucci anticipi la direttiva Ue contro la plastica monouso"
I cetacei del santuario Pelagos del mar Ligure sono contaminati dalla plastica cinque volte in più rispetto ad altre zone del Mediterraneo. A lanciare l'allarme è il Wwf al primo Ocean Race Summit al Porto Antico di Genova, appuntamento mondiale che ha riunito alcuni dei maggiori esperti, imprenditori e opinion leader sull'emergenza ambientale.
Ad aprire i lavori è stato Alex Bellini, esploratore e mental coach, che col progetto "10 rivers 1 ocean" sta viaggiando lungo i dieci fiumi più inquinati del pianeta e a Genova ha raccontato la sua esperienza. Presente in mattinata anche il sindaco Marco Bucci, particolarmente affezionato al tema perché appassionato di vela.
"Ogni minuto nel Mediterraneo arriva l'equivalente di 33.800 bottiglie di plastica - ha spiegato Stefania Campogianni di Wwf - è un inquinamento importante che impatta su tutte le specie marine, ma anche gli uccelli e la nostra stessa salute".
In Liguria il problema c'è, eccome. "Qui siamo poco lontani dal santuario dei cetacei Pelagos. Wwf sta realizzando ricerche scientifiche che hanno evidenziato, ad esempio, come i livelli di contaminazione da ftalati siano 4-5 volte più alti che in altre zone". Si tratta di una sostanza usata soprattutto per migliorare la durata nel tempo degli imballaggi alimentari, ma presente anche in vernici, detergenti e detersivi.
"E' importante che città costiere come Genova rispondano a questa urgenza perché sono le più vicine al mare - prosegue Campogianni -. Noi al sindaco Bucci proporremo anzitutto di bandire le plastiche monouso, anticipando la direttiva Ue che lo stabilisce, di investire su sistemi di ricicl efficienti e sulla buona educazione dei consumatori".
Nel corso del summit sono state presentate anche soluzioni innovative per ridurre drasticamente l'impatto della plastica sull'ecosistema marino. Come quella di Aquafil, un'azienda che si occupa di riciclare le reti da pesca.
"Noi le produciamo di nylon, ma con la pretesa di non consumare petrolio - spiega l'ad Giulio Bonazzi - in Liguria non ancora perché la raccolta non è organizzata ma soprattutto perché ci vuole anche una legislazione appropriata. Se tutte reti da pesca fossero fatte di Nylon 6 sarebbe più facile la raccolta, non ci sarebbe bisogno di cernirle, basterebbero contenitori nei porti per raccogliere tutte quelle che ci sono. Basti pensare che rappresentano il 10% di tutto l'ocean waste".
"L'80% della plastica ha origine sui fiumi", spiega Alex Bellini che ha appena terminato il suo viaggio sul Gange e si appresta nei prossimi mesi a percorrere un fiume cinese o il Nilo. Posti lontani, che potrebbero indurci a sentirci al sicuro. "Anche da questa parte del mondo c'è ottimismo, la speranza che qualcuno verrà a salvarci. E invece basta recarsi in mezzo a un oceano e scoprire che a mille miglia dalla costa della California si trovano oggetti cinesi, siamo tutti nella stessa barca".
Quale consiglio dare a una persona qualunque che conduce una vita normale? "Domandarsi come ridurre i consumi, come ridurre l'impatto dei rifiuti. O ci impegniamo a riconoscere che c'è un problema di iperconsumismo oppure, se non siamo così coraggiosi, chiediamoci come possiamo produrre e consumare più responsabilmente".
Fabio Canessa
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