Ponte Morandi, l'udienza sull'incidente probatorio sfuma per scontro fra periti
di Michele Varì
I familiari delle vittime: "Tentano di ritardare processo". Aspi: "Bolla di sapone, ma ormai siamo i cattivi..."
"Nessuno si deve vendere". È questa la frase pronunciata da uno dei consulenti degli indagati nell'inchiesta sul crollo del ponte Morandi nei confronti dei periti del gip Angela Nutini e finita nella segnalazione da parte del giudice alla procura di Genova.
Una polemica definita eccessiva da capo dei periti dei legali di Autostrade, "Ormai ci hanno bollato come cattivi e cattivi dobbiamo essere sempre anche quando non è così. Si è creato un caso per una frase infelice sfuggita ad un colega rivolgendosi ala controparte. Ma tant'è si parla di scorrettezze commesse dai periti di Autostrade, non semmai, da un solo dei nostri 35 periti. In realtà si è trattato di un scontro dialettico come ce ne sono tanti durante questi incontri".
Sulla stessa linea l'avvocato Giorgio Perroni, che difende Michele Donferri Mitelli, responsabile nazionale manutenzioni, ha chiesto al giudice di acquisire le registrazioni di tutte le riunioni dei consulenti. Uno dei periti ha però ammesso che non tutte sarebbero state conservate. "Se così fosse - ha sottolineato l'avvocato - ci sarebbe una lesione del diritto di difesa. E a questo punto ci riserviamo di sollevare eccezioni".
La diatriba fra periti ha occupato l'intera udienza del secondo incidente probatorio nell'ambito dell'inchiesta sul crollo del ponte Morandi, di fatto facendo slittare il calendario delle udienze dell'incidente che dovrebbe permettere di stabilire le cause del disastro. Un fatto che ha amareggiato Emanuel Diaz, fratello di Henry Diaz, una delle 43 vittime della tragedia: "Autostrade sta cercando di allungare i tempi e arrivare al processo il più tardi possibile".
Tutto è nato nei giorni scorsi, quando il giudice per le indagini preliminari Angela Nutini, che presiede le udienze, ha segnalato in procura che qualcuno (forse uno solo, come dicono da Aspi) dei consulenti degli indagati (71 persone e le due società Aspi e Spea) avrebbero fatto pressioni nei confronti dei suoi periti che avrebbero lamentato un clima "poco sereno".
Lo scorso luglio si era concluso il primo incidente probatorio: l'accertamento in cui erano stati inviati alcuni reperti in un laboratorio in Svizzera dove era stato appurato il degrado dei trefoli che sostenevano il ponte ma anche difetti nella costruzione dell'opera e aveva "fotografato" il viadotto dopo il crollo e lo stato delle sue parti collassate. Il secondo incidente probatorio dovrà sabilire le cause del crollo.
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