Processo Morandi, l'ex capo dei controlli: "Ho agito sempre con coscienza, dopo il crollo ho taciuto per rispetto"
di Redazione
"Le ispezioni andavano bene. Le ho sempre viste fare nella stessa maniera dappertutto"
"Dopo la tragedia ho scelto il silenzio per rispetto delle famiglie delle vittime. Oggi intervengo non solo come imputato ma perché sono convinto che la verità debba abbracciare tutti noi: il mio operato è sempre stato in piena coscienza delle mie possibilità e conoscenze". A dirlo è stato Carlo Casini, in passato responsabile dell'ufficio tecnico di sorveglianza del tronco di Genova, uno dei 58 imputati nel processo per il crollo del ponte Morandi del 14 agosto 2018, costato 43 vite umane.
Casini ha rilasciato spontanee dichiarazioni per alcune ore sottolineando che "le ispezioni venivano eseguite correttamente e con le tempistiche previste dalle norme e anche usare i binocoli non era una castroneria perché avevano una loro utilità". Eppure l'ingegnere aveva più volte scritto per sottolineare carenze nei controlli tanto che, secondo l'accusa, venne trasferito in Valle d'Aosta per non occuparsi più del Morandi.
"Le ispezioni andavano bene. Le ho sempre viste fare nella stessa maniera ovunque. Che a Genova ci fosse una 'repubblica a parte' mi sembra una cosa poco pertinente". Casini era stato anche licenziato ma nel 2022 il giudice lo ha reintegrato.
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