Scontri a Genova, i violenti hanno premeditato la guerriglia: raffica di denunce
di Michele Varì
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Le intercettazioni rivelano il piano d'attacco. Quasi 100 i casseur, molti armati di fionde e biglie
Gli scontri di piazza Corvetto sono stati premeditati, studiati a tavolino, da parte del blocco dei violenti. Almeno 100 i casseur che si sono confusi con le centinaia di persone presenti con un'unica strategia: stanare la polizia dalla zona rossa di piazza Marsala e innescare la guerriglia nelle strade approfittando dell'involontaria copertura dei manifestanti pacifici.
Il piano di attacco dei violenti è rivelato dalle indagini con tanto di intercettazioni avviate della Digos per ricostruire l'annunciato giovedì di violenza che ha segnato la chiusura della campagna elettorale di CasaPound.
I fotogrammi mostrano come nelle mani dei violenti ci fossero armi improvvisati, come pali e pietre, prese e a volte sradicate dalle aiuole dell'Acquasola, ma anche armi vere come fionde con biglie di ferro, con cui è stato ripetutamente bersagliato il fortino di piazza Marsala. Per colpire il nemico politico, CasaPound, ma anche i poliziotti, gli avversari di sempre.
Sono già decine i casseur identificati grazie alle immagini riprese dalle telecamere della zona, della scientifica e altri filmati acquisiti in vari modi. Una mole di immagini tale che sta costringendo a un super lavoro gli investigatori della Digos che, eccezionalmente, hanno lavorato senza sosta anche in questo weekend. A breve partirà la prima raffica di denunce per i reati di piazza: dalle lesioni ai danneggiamenti alla resistenza a pubblico ufficiale, e tanti altri reati ancora.
Gli investigatori, pur ammettendo che nel gruppo più duro c'erano casseur professionisti dell'area anarchica e antagonista giunti da altre città, soprattutto da Milano e da Torino, sono però convinti che la regia dell'attacco sia stato opera del nocciolo duro dei genovesi gravitanti nel centro storico, i primi apparsi davanti agli alari con il viso coperto e i caschi.
Nei guai anche alcuni portuali, alcuni svicolati dai gruppi più noti. Fra questi anche uno dei due arrestati, un incensurato che ha aggredito il dirigente della Digos Francesco Borrè, che nell'estremo tentativo di dialogare è stato colpito da una sberla.
L'altro arrestato, più giovane, è invece una vecchia conoscenza già finita nei guai per un attacco a Forza Nuova. Per prendere lui, gli agenti del reparto mobile hanno manganellato e ferito anche il cronista di Repubblica Stefano Origone. Un errore grave che ha fatto scattare un secondo filone di indagine: stavolta sul registro degli indagati finiranno uno o più agenti di Bolzaneto che hanno commesso l'errore di picchiare il cronista quando era già stato fermato e bloccato a terra.
Il procuratore di Genova Francesco Cozzi, interpellato oggi da Telenord, non parla delle indagini limitandosi a dire che "gli accertamenti di Digos e mobile coordinati dal sostituto procuratore Gabriella Dotto stanno ricostruendo l'intero pomeriggio degli scontri avvenuti giovedì scorso nella zona di Corvetto”, aggungendo poi che “è un lavoro lungo perché si deve ricostruire tutto il quadro di quanto accaduto e per questo vogliamo mantenere il più stretto riserbo sulle indagini”.
Michele Varì
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