Si sblocca Hennebique dopo 40 anni, il porto punta a un nuovo volto
di Paolo Lingua
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Il Punto di Paolo Lingua
In autunno decollerà il bando pubblico per realizzare finalmente la nuova fisionomia dell’edificio, ormai da definire storico, dell’Hennebique nel porto di Genova.
Nei giorni scorsi è stato messo a punto l’accordo di programma per dar vita alle nuove destinazioni della complessa struttura, uno dei primi edifici di cemento armato realizzati in Italia a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, e che per decenni venne impiegato come magazzino per sementi e come granaio.
La pratica, curata alche dalla Sovrintendenza ai monumenti che tutela l’Hennebique, sarà poi gestita dall’Autorità Portuale. E’ ancora presto per avere un disegno preciso di quello che accadrà, anche perché prima deve essere messo a punto il bando, ma già si sa che si punta a una realizzazione alberghiera (sembra sia più popolare, sia di lusso), nonché con la possibilità di aggregare settori commerciali, bar e ristoranti.
La pratica in Regione, portata avanti dall’assessore Marco Scajola, era bloccata da 40 anni. In passato si era parlato – in termini generali – di infinite possibili utilizzazioni: si era pensato, oltre che a un lussuoso condominio sul mare, anche a un museo. Ora si punta su una ristrutturazione più concreta collegata soprattutto al movimento turistico in particolare crocieristico. Si progetta un approdo particolare per le navi del gruppo Msc, ma si pensa anche al gruppo Costa.
In questa prospettiva, la ristrutturazione e il recupero dell’Hennebique dovrebbe essere collegato alla definitiva ricollocazione e al nuovo disegno del Ponte Parodi che una ventina d’anni fa sembrava indirizzato per una funzione che oggi è definita di fatto priva di senso e di connessioni economiche concrete.
Il progetto generale si collega allo spostamento, già deciso, della diga foranea al largo e all’approfondimento dei fondali per consentire l’attracco non solo delle unità merci di ultima generazione, ma anche alle navi da crociera che hanno dimensioni sempre maggiori. Si sa, sia pure ufficiosamente, che il complesso progetto che ha lo scopo di recuperare l’attrazione turistica su Genova (si parla anche di nuovi collegamenti tra il porto e la città con il disegno di percorsi mirati e passeggiate nel centro storico).
Il porto di Genova dunque, con il concorso della Regione e del Comune, istituzioni coinvolte nella strategia operativa, è alla vigilia, come già da mesi si prospetta, di profonde trasformazioni che potrebbero essere completate in una decina d’anni ma che in parte possono già essere operanti nel giro di due anni.
L’asse Hennebique-Ponte Parodi sarà forse il più veloce da attuare con il consenso e l’appoggio della Sovrintendenza ai beni artistici e ai monumenti. Mentre questi progetti potrebbero già decollare in parte il prossimo anno, si attendono gli sviluppi di altri progetti, come l’allargamento della Diga foranea, per la quale però c’è un ricorso del Rina ai tribunali amministrativi, così come ci sono problematiche simili per quel che riguarda il Waterfront di Levante (frutto delle modificazioni del Blue Print di Renzo Piano), mentre proprio in questi giorni si è definita la “fusione” amministrativa e gestionale del Porto Antico con la Fiera Internazionale di Genova.
I processi di trasformazione dello scalo genovese si muovono in parte sulla filosofia dello “stop and go”, un sistema purtroppo ben noto e di non felice memoria dei decenni passati e che però dovrebbe essere superato perché oggi la situazione dell’economia è rapida e mutevole e occorre essere rapidi ad afferrare le opzioni più convenienti, superando la filosofia negativa dei veti incrociati, vecchio sistema che ha sempre coinvolto realtà politiche, istituzioni e operatori privati. Occorre una sintesi che abbia come reale obiettivo l’interesse collettivo, ovvero quella creazione ricchezza che ricade sulla città e sul territorio.
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