Sori, si dimette il Sindaco Reffo
di Redazione
La decisione del Sindaco è arrivata, a meno di due anni dalla sua elezione, dopo alcune frizioni all’interno della maggioranza
“C’è una frattura insanabile tra la mia volontà e quello che la maggioranza che mi sostiene vuole”, inizia così la lettera di dimissioni del Sindaco di Sori Mario Reffo indirizzata al presidente, al segretario e a tutti i consiglieri comunali.
La decisione del Sindaco è arrivata, a meno di due anni dalla sua elezione, dopo alcune frizioni all’interno della maggioranza. Se le dimissioni di Reffo saranno confermate, il comune ritornerà al voto nel prossimo autunno.
“Ho deciso di fare il sindaco perché per 45 anni ho ascoltato i bisogni dei soresi nella mia farmacia e so benissimo di cosa ci sia bisogno: i bisogni veri. Ho pensato scioccamente che anche la mia maggioranza avrebbe accettato questa posizione, ma più passava il tempo più mi accorgevo che essa aveva giuste e legittime aspirazioni politiche e queste cozzavano, spesso, con quanto volevo fare”, ha scritto Reffo nella lettera di dimissioni. E ha aggiunto: “Lascio Sori al destino che vorrà, alla politica, e non alle cose da fare”.
Il Sindaco dimissionario, nella sua lettera, non risparmia la minoranza:
“Avevo chiesto un'opposizione costruttiva e non ideologica, avevo chiesto un aiuto indiretto e anche diretto, in privato - scrive - Ho ricevuto l'esatto contrario. Ho una visione a-politica del mio mandato. Maggioranza e opposizione hanno un'esclusiva visione politica e ideologica del governo del Paese e, allora, se loro sono in perfetta sintonia e io no, sono io che devo andarmene”.
La lettera:
Carissimi consiglieri, carissimo presidente, egregio signor segretario – scrive il sindaco nella sua lettera di dimissioni – scrivo questa lettera per ufficializzare la mia intenzione di dimettermi dalla carica di sindaco di Sori. La motivazione è molto semplice: vi è una frattura insanabile tra la mia volontà e lo scopo che io voglio dare a questa amministrazione e quello che la maggioranza che mi sostiene vuole.
Questa divergenza di opinioni fa si che non si possa andare avanti con un’unità di intenti e il bene di Sori, che per me è scopo finale, mi fa dire che è il momento di farmi da parte per consentire a una maggioranza il governo di Sori, se sostenuta dalla cittadinanza.
Memore dell’uso strumentale che la minoranza ha fatto di altre dimissioni date nel passato voglio spiegare le motivazioni nella loro interezza.
Sin dal principio la motivazione che mi ha spinto a candidarmi è stata quella di fare le cose che a Sori nessuno aveva mai fatto, non perché fossi un particolare genio rispetto ai miei predecessori, ma perché non ho ambizioni politiche e non mi interessa il consenso.
Io ho il privilegio di poter dire che non mi interessa essere rieletto e quindi le mie azioni non devono accontentare per forza tutti, anzi io ho la possibilità di fare quelle cose che nessuno ha il coraggio di fare perché poi, alla fine, checchesenedica, presuppongono il pagamento di un prezzo politico. Da questo mio posto privilegiato potevo fare quanto è da fare mettendomi contro l’opinione pubblica, ma non è stata solo questa la mia posizione privilegiata: per 45 anni ho ascoltato i soresi nella farmacia e so benissimo di cosa c’è bisogno. I bisogni veri.
Ecco, da queste due posizioni privilegiate mi sono messo a fare il sindaco, amministrando secondo il bene comune, e non secondo la politica e l’ideologia.
Ho pensato, scioccamente, che anche la mia maggioranza avrebbe accettato questa posizione, ma più passava il tempo più mi rendevo conto che essa, a differenza di me, aveva giuste e legittime aspirazioni politiche e queste cozzavano, spesso, con quanto io volevo fare.
Nulla di strano o di anormale, anzi, tutto legittimo, ma questa frattura di intenti, nata in campagna elettorale, alla fine ci ha portati a una serie di compromessi che non ha mai realmente accontentato nessuno dei due. Io non ero contento, la mia maggioranza nemmeno e questo ci portava a sempre più frequenti scontri e questo non è bene per Sori.
Lo dico chiaro e tondo, avremmo potuto arrivare alla fine del mandato dei 5 anni, avremmo potuto chiedere determinate opere, ma io non sono l’uomo del compromesso. Anzi. E se ce n’è per la maggioranza ce n’è anche per la minoranza. A lei avevo chiesto un’opposizione costruttiva e non ideologica, avevo chiesto un aiuto indiretto e anche diretto, in privato, per aiutarmi, pur conservando il ruolo di opposizione nel governo di Sori. L’esatto contrario ho ricevuto, quasi esclusivamente posizioni ideologiche e poco pratiche, molta poca concretezza, se non per un paio di interpellanze.
Lecito che l’opposizione faccia il suo mestiere e come la maggioranza lo faccia in maniera politica volta al consenso e basta.
Ecco, io ho una visione a-politica del mio mandato. Maggioranza e opposizione hanno una esclusiva visione politica e ideologica del governo del paese e allora, se loro sono in perfetta sintonia e io no, sono io che devo andarmene.
Lascio quindi Sori al destino che vorrà alla politica e non alle cose da fare, ma consapevole di avere iniziato un percorso virtuoso che proseguirà indipendentemente da me.
Con queste mie poche righe rassegno le dimissioni del sindaco di Sori.
Dottor Mario Reffo
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