Staglieno, ore 15, ecco il funerale negato: così il virus maledetto ha cancellato anche la pietà
di Michele Varì
"Mia madre era finita in ospedale per una colicisti, ora posso guardare solo la bara da distante"
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Il decreto anti covid 19 ha cancellato anche la pietà verso i nostri cari defunti. Niente funerali, motivi di igiene, ora un papà o una mamma, un nonno che ci ha lasciato, si salutano, se si riesce, solo da lontano, quando la bara sta per sparire nel cimitero a bordo del carro funebre.
Sta al buon cuore del necroforo, prima che il feretro sparisca del tutto, aprire il portellone del carro funebre e concedere qualche minuto ai familiari prima di sparire nel camposanto. Meste e sbrigative cerimonie sulla strada che avvengono ad ogni ora, ogni giorno feriale. A ritmi sempre più elevati.
Ore 15 di oggi. Il funerale cancellato per decreto si materializza davantia a noi.
Il carro funebre bianco sfila lento e si attesta davanti all'ingresso di servizio del cimitero, dietro un taxi con a bordo due persone con la mascherina, lui è il figlio della donna deceduta, lei la sua compagna. Piangono. L'uomo è distrutto: si ferma davanti alla bara qualche minuto. Prega, si chiude nel suo dolore. Si avvicina. Ha solo il tempo di accarezzare, sfiorare la bara, poi si allontana. Rimane ancora qualche minuto. Intorno arrivano altri familiari. Un altro fratello. Rimangono lontani con gli occhi lucidi. La commozione rimane dentro come i ricordi e l'amore per una mamma, una moglie, una zia o qualunque altra persona cara, amore che nessun decreto potrà mai cancellare.
"Mia mamma - sussurerà poi con la voce rotta dal pianto uno dei figli della donna deceduta - era andata in ospedale per una semplice colicisti, ancora non c'era questa emergenza sanitaria, eravamo indecisi se ricoverarla, poi abbiamo deciso di farla operare... In reparto, all'ospedale Galliera, si è infetta con il Covid ed è iniziato il nostro incubo: non l'abbiamo più rivista. Ci hanno detto che aveva il virus, la rivediamo solo ora chiusa in una bara che dobbiamo guardare a distanza con la mascherina. Non è giusto, è troppo, questo maledetto virus non ci può rubare anche l'umanità" si lascia sfuggire l'uomo.
L'area delle camere mortuarie dell'ospedale San Martino da quando c'è l'emergenza Covid-19 è chiusa al pubblico ma sino a qualche settimana a benedire in le bare, prima dell'ultimo viaggio, c'erano i frati del policlinico che ogni sera celebravano una sorta di rosario collettivo per tutti defunti presenti. Ora non accade più neppure questo, e si racconta che gli stessi frati possano essere in quarantena. Una voce.
Adesso le salme partono non solo senza l'ultimo abbraccio dei familiari, ma anche senza una benedizione. Unica alternativa è un saluto e una benedizione sul piazzale prima che la bara sparisca nel cimitero di Staglieno: ma sono pochi che possono o vogliono convincere un amico prete a questo funzione sulla strada. Spesso la mortificazione di questi momenti induce ad desistere. Le salme infette finiscono un campo apposito allestito al centro del camposanto. Il campo covid, uno strazio di bare, vietato a tutti tranne che ai necrofori.
Già, gli operatori delle agenzie funebri: è proprio per proteggere la loro salute che è stato emanato il decreto che cancella i funerali.
Le salme infette ora non vengono neppure vestite, ma deposte in due sacchi dagli stessi infermieri dei reparti ospedalieri, da lì i necrofori le sistemano nelle bare senza che nessuno possa vederle e darle l'ultimo saluto, un altro schiaffo del virus che ha stravolto le nostre vite e ci ha catapultato in un icubo che mai avremmo immaginato di vivere.
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