Ubi Banca, primo trimestre 2020 positivo nonostante l'emergenza

di Redazione

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Il Ceo Victor Massiah: "Nella fase 2 sarà determinante saper gestire bene il credito"

Ubi Banca, primo trimestre 2020 positivo nonostante l'emergenza

Ubi Banca manda in archivio il primo trimestre del 2020 con risultati più che positivi. Nonostante l'inevitabile rallentamento dovuto all'emergenza coronavirus, infatti, con il lockdown generale del mese di marzo, la crescita rispetto ai numeri dello scorso anno è stata importante. "Dobbiamo essere particolarmente contenti - commenta Victor Massiah, CEO di UBI Banca - considerato da dove siamo partiti. Un trimestre ovviamente impattato da tutto quello che sappiamo e riuscire a consegnare proventi sostanzialmente in linea con l’anno precedente, nonostante un mese di marzo in cui si è fermato tutto, costi in discesa nonostante l’assorbimento dell’impatto del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro e una qualità del credito che si conferma estremamente buona, nonostante che noi si siano fatti degli accantonamenti ulteriori prudenziali sulle componenti di credito più deboli, cioè quelli che chiamiamo gli “Unlikely to Pay” che tentiamo evidentemente ancora di riportare in vita, di riportare a performing, ma che comunque abbiamo ritenuto di coprire ulteriormente, in maniera specifica su quei settori più impattati dal Covid - faccio un esempio ovvio a tutti, il turismo – ecco, portare a casa un risultato complessivo così importante ed in crescita – insisto – sull’anno precedente, nonostante qualche accantonamento in più, è una dimostrazione notevole di capacità di gestire anche un momento così particolarmente difficile come quello che abbiamo attraversato".

"Se pensiamo che l’abbiamo fatto con buona parte dei dipendenti che hanno lavorato in remoto - prosegue Massiah - con le filiali che erano aperte solo a tempi ridotti, con i clienti che evidentemente avevano subito l’impatto psicologico che avevano subito, beh, questo ulteriormente rende ancor più nobile il risultato. Ma abbiamo pensato solo al conto economico? No, usciamo con una componente patrimoniale molto più forte: abbiamo un CET 1 che è abbondantemente sopra il 12,80, in un contesto in cui anche se volessimo mettere da parte, perché ovviamente noi cercheremo se la BCE ci darà la possibilità di farlo, di compensare comunque gli azionisti in autunno, anche se volessimo detrarre i ventisei basis point dei dividendi, avremmo comunque un CET 1 superiore al 12,50. Abbiamo Liquidity Coverage Ratio che è sopra ai 180. Abbiamo un Net Stable Funding Ratio che è sopra tutti i requisiti della vigilanza. Abbiamo un MREL che è abbondantemente sopra ai requisiti della vigilanza. Abbiamo un Total Capital Ratio che dopo l’AT1, che per fortuna devo dire con una tempestività che si è rivelata particolarmente importante, l’AT1 che abbiamo emesso a gennaio ci porta il Total Capital Ratio a livelli molto elevati. Tutto questo insieme di cose dice che UBI Banca, in sintesi estrema, è una banca che nonostante la crisi, e nonostante una crisi nei suoi territori, è ancora più forte di prima". 

Con l'avvio di una faticosa fase 2, è chiaro che un ruolo decisivo dovrà essere rivestito dall'intero sistema bancario. "Prevedere il futuro è complicato per tutti - spiega Massiah - Da un lato ci sono evidentemente impatti immediati sul PIL estremamente negativi che abbiamo cominciato a leggere; è altrettanto vero che ci sono dei fattori mitiganti particolarmente forti e l’esito complessivo di questa cosa è incerto, dobbiamo evidentemente ripensare il modo di lavorare e interagire. Ciò detto è molto importante ricordare cosa è successo nelle precedenti crisi. Qualcuno dice che è la dimensione a essere determinante, ma in realtà l’insegnamento delle precedenti crisi è che abbiamo visto delle banche molto grandi far molto bene e banche molto grandi far molto male, banche medie fare bene e banche medie fare male, banche piccole fare bene e banche piccole fare male. Quale è stato allora il fattore chiave? Non la dimensione in assoluto, ma la capacità di saper gestire il credito nei momenti di grande difficoltà. Le banche che sono entrate in difficoltà sono state banche che hanno subito in maniera molto più pesante delle altre l’impatto del credito non performante. Qui, per UBI, possiamo rivendicare due fattori: nella crisi precedente, fra le maggiori banche italiane noi siamo stati quelli che hanno avuto il minore picco di crediti non performanti, come rapporto fra NPE Ratio. Siamo stati, in più – e questo è il secondo fattore che secondo me guiderà in maniera determinante la gestione della crisi – siamo stati tra quelli che hanno continuato a investire in tecnologia. Questo fatto di aver continuato a investire in tecnologia è stato determinante e credo che tutti l’abbiano potuto vedere nella gestione dell’attuale crisi: ci siamo trasformati in un attimo in banche remote, in banche dove buona parte del personale lavorava da casa, senza avere una capacità tecnologica estremamente elevata, tutto questo non sarebbe stato possibile. Quindi in sintesi, capacità di gestire il credito e capacità di gestire la tecnologia, fattori determinanti per cavalcare bene la crisi; è ovvio che il punto di partenza deve essere solido ma abbiamo visto che CET 1 e qualità del credito di partenza sono particolarmente di alta qualità per noi, quindi io sono molto ottimista sulla capacità di UBI di gestire questa crisi".