Ucraina, l'Anpi attacca Toti che risponde: "In certi momenti le armi servono"
di Edoardo Cozza
Continua a far discutere la posizione di Toti sulla guerra, con il sì all'ipotesi di invio di armi all'esercito di Kiev. Botta e risposta con l'associazione partigiani
Continua il botta e risposta tra l'Anpi e il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti sul tema dell'invio delle armi dall'Italia per l'esercito ucraino. Un'ipotesi a cui il governatore ha dato il proprio sostegno criticando anche chi si manifesta contrario. Parole che hanno trovato l'opposizione dell'associazione dei partigiani: "Non c’è alcuna retorica nel celebrare la Liberazione e Anpi ricorda ogni 25 aprile la fine di un regime liberticida e violento che portò gli italiani in guerra. Essere accanto alla popolazione ucraina, come siamo e saremo anche promuovendo e sollecitando la solidarietà degli italiani, riconoscendo il diritto alla difesa degli aggrediti e condannando l’invasione russa, è una certezza ripetuta più volte in questi giorni del congresso nazionale Anpi a Riccione. Il resto, i sospetti, le accuse, sono solo una vergognosa strumentalizzazione".
“Con buona pace di chi ritiene di rappresentare i partigiani e i valori della Resistenza, la storia è una e una sola: di fronte alla prevaricazione, alla negazione dei diritti, alle invasioni, c’è un momento in cui il ricorso alle armi non solo è legittimo, ma doveroso. Cosa avrebbe sostenuto ANPI nei giorni precedenti al 25 aprile del 1945? Avrebbe forse sostenuto che gli americani facevano male a fornire armi ai nostri combattenti per la libertà? Avrebbe forse chiesto ai partigiani di non scendere dalle montagne, di non combattere?”. Così il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, in risposta alle parole di ANPI Liguria.
“Non credo sarebbe stato quello il messaggio, come nessuno allora avrebbe mai pensato che era meglio lasciare le città nelle mani degli occupanti nazisti anziché combattere per la libertà. Combattere! È chiara la parola? Perché ci sono valori e situazioni per le quali combattere è non solo lecito ma doveroso. Lo ripetiamo ogni 25 aprile, quando deponiamo corone di alloro per celebrare chi è morto combattendo, non chi riteneva che, anziché battersi, era meglio cedere all’invasore”, aggiunge Toti.
“Qualcuno sostiene oggi che non vi siano più valori per i quali è giusto combattere? E se ancora esistono, una invasione non è motivo sufficiente per battersi con le armi? Io credo solo che vi sia una ipocrisia di fondo in chi non ha il coraggio di ammettere che le democrazie occidentali, guidate dagli Stati Uniti, furono allora e sono oggi dalla parte giusta della storia. E per favore – conclude - lasciamo in pace Papa Francesco, che fa il suo dovere. La chiesa rappresenta un magistero morale. Il Vangelo predica di offrire l’altra guancia. Ma tutti sanno che, se avessimo offerto l’altra guancia nel 1945, oggi l’Europa non sarebbe un continente libero. Vogliamo smetterla con l’ipocrisia e dire che vi sono momenti e luoghi in cui usare le armi non è solo legittimo, è un dovere civile e morale? L’Ucraina è uno dei quei luoghi. Oggi è uno di quei momenti”.
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