Vialli: "Se si potrà chiudere la stagione in sicurezza, bene. Altrimenti niente scudetto"
di Maria Grazia Barile
"Quando il calcio riprenderà dovrà essere meno affaristico"
Gianluca Vialli torna a parlare della sua malattia. L'ex attaccante della Sampdoria, oggi capo delegazione della Nazionale, si racconta a Repubblica, telefonicamente da Londra: "A dicembre ho concluso 17 mesi di chemioterapia, un ciclo di otto mesi e un altro di nove. E’ stata dura anche per uno tosto come me. Dura, dal punto di vista fisico e mentale. Gli esami non hanno evidenziato segno di malattia. Sono felice, anche se lo dico sottovoce. Riconquistare la salute significa vedersi di nuovo bene allo specchio; guardare i peli che ricrescono, non doversi più disegnare le sopracciglia con la matita. In questo momento, può sembrare strano ma mi sento quasi fortunato rispetto a tanta gente”.
Sull'emergenza coronavirus e sulla ripresa della stagione, Vialli dichiara: "Quando il calcio riprenderà dovrà essere diverso. Un sentimento espresso da tanti, con i tifosi che hanno sempre fatto sentire la loro voce chiedendo un calcio meno “affaristico” e più “solidale”: “Dovremo dare più spazio alla solidarietà, non recinti più alti, ma tavoli più lunghi. Scudetto alla Juve? Non dopo quanto sta succedendo. Se si potrà chiudere la stagione in qualche modo, in totale sicurezza, bene. Altrimenti meglio non assegnare il titolo. Si dovrebbero dimenticare gli interessi di parte e gli egoismi, anche se capisco i presidenti alle prese con una crisi mai vista. Qualcuno per forza di cose ci rimetterà. Ma un errore da non commettere è la fretta”.
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