Agricoltura, per i produttori il clima è la prima preoccupazione

di Simone Galdi

1 min, 27 sec

Lo svela una ricerca di 'More in Common' ad un anno dalle proteste dei trattori

Agricoltura, per i produttori il clima è la prima preoccupazione

Il cambiamento climatico è la prima preoccupazione degli agricoltori e allevatori italiani. Per quasi due terzi la transizione ecologica è ormai diventata una necessità da affrontare, mentre per uno su quattro è un'opportunità da cogliere.

I risultati dell'indagine - Nonostante le difficoltà il 63% è ottimista sulla continuità della propria azienda, con punte dell'83% tra gli under 45. E non solo, perchè il 59% incoraggerebbe i figli a intraprendere la professione. Operatori italiani che si rivelano più positivi di spagnoli e polacchi, gli altri due Paesi che hanno partecipato a questa indagine. È quanto emerge dal report realizzato a un anno dalle proteste dei trattori, di More in Common, organizzazione internazionale che si occupa di ricerca sociale.

Le responsabilità - Dalle interviste a un campione rappresentativo di 600 manager di aziende agricole italiane, spicca una percezione negativa sullo stato dell'agricoltura ('pessima', 'difficile', 'fallimentare', 'abbandonata' le definizioni più utilizzate), la cui responsabilità principale è imputabile al governo per il 26%, per il 14% ai politici in generale e all'Unione Europea, per l'8% al mercato; in generale il 78% si sente poco o per nulla rappresentato nelle decisioni e nei dibattiti pubblici.

La transizione incerta - Il cambiamento climatico preoccupa tutti, rileva l'analisi, in particolare al Sud e nelle Isole, menzionato dal 22% del campione, seguito dall'aumento dei prezzi dei fattori di produzione (15%) e dal calo di quelli di vendita imposti dai distributori (14%); segue la diminuzione o stagnazione del reddito segnalata dal 12%. Per quanto riguarda la transizione ecologica, considerato il miglior modo per risalire la china, solo il 26% non si dimostra interessato all'installazione di impianti rinnovabili sulle proprie produzioni, mentre la maggior parte si divide tra chi li ha già installati o si è detto disponibile a farlo in futuro.

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