Arcelor, Patuanelli: "Non vogliono rispettare l'impegno preso, non possiamo accettarlo"
di Marco Innocenti
"Chiedo un atto di responsabilità a tutte le forze politiche: rispondiamo in modo unitario"
Il recesso di Arcelor Mittal è "solo l'ultimo tassello di un mosaico di una serie di eventi che nel tempo hanno visto il coinvolgimento a vario titolo di tutti i governi e delle forze politiche presenti in Parlamento". Così il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, che ha parlato poco fa in aula alla Camera sulla vicenda ex-Ilva.
"Il diritto di recesso - ha aggiunto Patuanelli - così come stabilito nel contratto, vale solo in caso di emanazione di leggi che rendano non più realizzabile il piano ambientale e non per un qualsiasi altro intervento normativo da parte dello stato. Lo stralcio della tutela legale non impatta sul piano e per questo non può far scattare il diritto di recesso, così come palesato da Arcelor Mittal. Sulla questione dell'altoforno 2, poi, discuterne non è nella disponibilità del governo, a meno che non sia venuto meno il principio della separazione dei poteri".
Il ministro Patuanelli ha poi riferito in merito all'incontro di ieri fra governo e i vertici di Arcelor Mittal. "Voglio ribadire che parlare del problema ilva non è solo parlare di un'azienda - ha spiegato - ma significa parlare del piano industriale del nostro paese, dove la siderurgia non può non essere al centro. Significa parlare del dramma che affronterebbe il nostro paese se rinunciasse alla produzione dell'acciaio. Pensare alla chiusura di Ilva ha un'immediata ricaduta sul territorio, in termini occupazionali e sociali, sull'indotto ma anche su tutti i settori produttivi italiani, dalla cantieristica all'edilizia. Pensare di non avere una produzione interna di acciaio, significa non avere la possibilità di un piano industriale serio per il nostro paese".
"Il presidente del Consiglio - ha proseguito Patuanelli - ha da subito manifestato la disponibilità a fare tutto ciò che il governo può fare per consentire ad Arcelor Mittal di garantire l'impegno al rispetto del piano industriale e del contratto sottoscritto. Il governo ha preso questo impegno davanti ai vertici di Arcelor Mittal e, per tutta risposta, l'azienda ha parlato in modo univoco: a prescindere da tutte le evidenze, anche risolte quelle sul tavolo al momento, Arcelor Mittal non s'impegna in nessun modo a produrre piu di 4 milioni di tonnellate d'acciaio all'anno, chiede 5mila esuberi e non assicura in alcun modo che queste misure possano essere solo contingentali ma, anzi, le ritiene strutturali. Arcelor Mittal, insomma, non ha le possibilità di rispettare l'accordo sottoscritto e questo il governo italiano non può accettarlo".
E sulle responsabilità di questa crisi, Patuanelli ha respinto al mittente le critiche ed ha anzi chiesto "un atto di responsabilità di tutte le forze politiche, anche quelle di opposizione, perchè questa vertenza la risolviamo solo col sistema paese. Se vogliamo garantire la continuità produttiva dello stabilimento, la risposta deve arrivare da tutte le forze politiche, dai lavoratori e dai sindacali. Noi ci mettiamo la faccia, vogliamo essere seri e credibili e diciamo ad Arcelor Mittal che non può pensare di aver firmato un accordo un anno fa e di non rispettarlo adesso. In altri paesi, quando si affrontano crisi che mettono a serio rischio tutta l'economia, si risponde in modo unito e unitario, non accusandosi vicendevolmente".
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